Covid, da un mese in casa con il figlio senza risposte dalla Asl: la lettera di una mamma

(foto gonews.it)

Riceviamo e pubblichiamo la lettera firmata di una mamma di Pisa, con figlio di 9 anni a carico, che ha voluto scrivere all'assessore alla sanità Simone Bezzini in merito alla sua situazione di difficoltà dopo essere risultata positiva. Tra le mancate risposte e il risultato di un tampone mai arrivato, l'appello è per ottenere le informazioni che non sarebbero arrivate nel corso di queste lunghe settimane.


Gentile Assessore Simone Bezzini,

spero che questo mia storia possa trovare una soluzione presso i suoi uffici, visto che i servizi sanitari territoriali di Pisa non sono riusciti a cavarne le gambe, lasciando me e mio figlio di nove anni reclusi in casa per quasi trenta giorni, senza alcuna comunicazione.

E spero anche che lei possa intervenire seriamente su questi problemi che sono all’ordine del giorno in Toscana e di fatto rovinano (oltre all’immagine della sanità toscana che lei governa) la vita delle persone e dei più fragili come i bambini.

Il 31/10 ho avuto una febbre alta e improvvisa che è durata circa 36 ore e mi ha costretto a letto con dolori articolari. Poi nessun altro sintomo. Prima di andare a intasare i drive-through, in accordo col mio medico curante, ho deciso di aspettare. Il 5/11 ho perso gusto e olfatto e il giorno dopo, non riuscendo a prenotare un tampone sul sito dell’Asl Toscana, ho deciso di recarmi in un laboratorio privato autorizzato, il Lamm di Lucca, dove ho fatto il tampone. Il 7/11 ricevo una e-mail del laboratorio Lamm che mi certifica che sono positiva al Covid-19 e mi raccomanda di restare in casa in attesa che la Asl mi contatti.

La Asl non mi ha mai contattato. Mai.

Per responsabilità personale mi sono preoccupata di “tracciare i miei contatti” in autonomia e di auto-isolarmi insieme a mio figlio di 9 anni (il quale è sempre risultato negativo ai tamponi eseguiti). In casa con mio figlio stiamo distanziati e mi impegno a sanificare ogni ambiente condiviso (cosa non facile vista l‘età del bambino). Fortunatamente i miei sintomi di Covid-19 non hanno mai superato il limite della gestione domiciliare, condotta con assunzione di cortisone e antibiotici per 6 giorni, come prescrittomi dal medico curante.

Dopo giorni e giorni di prove sul sito “prenotatampone” della Regione Toscana, finalmente il 22/11 verso mezzanotte riesco miracolosamente a prenotare un tampone per il 23/11, presso il distretto sanitario pisano di via Garibaldi, per le ore 14:57.

Il 23/11 mi reco al distretto pisano di via Garibaldi, dove mi fanno un tampone, chiedo i tempi di risposta e mi dicono "intorno alle 48 ore" (quindi il tempo di un normale tampone).

Torno a casa e resto in attesa del risultato, consapevole che da quello dipende la riammissione a scuola di mio figlio, sano, assente dall’aula da oltre venti giorni.

Questo risultato non arriva mai. E sul mio fascicolo sanitario pare non vi sia traccia neppure del tampone positivo fatto al laboratorio Lamm di Lucca.

Sabato 28/11 vengo contattata, per la prima volta da un operatore della Asl. Mi informa che sono arrivata al termine dell’isolamento sanitario per i decorsi 21 giorni dal primo tampone positivo, anche se nessuno dalla Asl prima mi aveva notificato che dovessi stare in isolamento né cosa fare col tampone positivo!

Del secondo tampone, quello del 23/11 fatto presso il distretto sanitario pisano di via Garibaldi, non c’è nessuna traccia da nessuna parte. Chiedo all’operatore della Asl di aspettare il risultato del tampone fatto presso il distretto sanitario pisano di via Garibaldi, perché proprio da quello dipende la riammissione a scuola di mio figlio di nove anni. Infatti, se arrivasse il risultato e fosse negativo mio figlio potrebbe rientrare a scuola il 7/12, altrimenti dovrebbe aspettare il 14/12. E ciò significherebbe altre due settimane di reclusione casalinga.

Ma in questi giorni non veniamo a capo di nulla: nessuna traccia del mio tampone fatto presso il distretto sanitario pisano di via Garibaldi.

Nel pomeriggio del 30/11 lo stesso operatore Asl che mi aveva contattato due giorni prima mi informa per telefono che il tampone che mi hanno fatto al distretto sanitario pisano di via Garibaldi è stato processato come “tampone rapido” e quindi non ha nessuna valenza ai fini della sospensione dell’isolamento di un bambino sano!

Io replico che non ho mai prenotato un tampone rapido, che me ne sono accertata un attimo prima del prelievo proprio perché avevo avuto tutto il tempo di studiare e approfondire quale fosse il modo di "liberare" mio figlio da questo isolamento, e che l’impegnativa del mio medico era per un normale tampone (genoma, NON rapido - sappiamo tutti che questo non ha valore per la sospensione dell'isolamento!).

Gentile assessore Bezzini, le chiedo di aiutarmi a uscire da questo delirio che la Asl pisana mi ha procurato. E soprattutto la rendo partecipe di un dubbio: perché il distretto sanitario pisano di via Garibaldi ha scelto di processare un tampone rapido a costi minimi, quando la prenotazione del medico è avvenuta per un tampone molecolare regolare?

L’operatore Asl al telefono mi ha risposto che “è successo a tanti”…

Quindi a Pisa vengono pagati dalla Regione per tamponi regolari e invece spendono un costo ridotto facendo tamponi rapidi? Dove va a finire l’avanzo di questo “risparmio”?

Chiaramente la negatività del tampone rapido che mi hanno fatto a mia insaputa e in contrasto con ciò che avevo chiesto e che era indicato nell’impegnativa del mio medico, non servirà a niente, ai fini del rientro a scuola di mio figlio di nove anni. E così siamo punto e a capo.

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