Minori, ecco i dati degli accessi nelle comunità di accoglienza in Toscana

La commissione Sanità, presieduta da Enrico Sostegni (Pd), ha avviato l’indagine conoscitiva sul sistema di accreditamento, convenzionamento e controlli delle strutture di assistenza di minori e famiglie in difficoltà, disposta a seguito della vicenda della cooperativa Serinper. Nella seduta di ieri pomeriggio, lunedì 22 marzo, si è tenuta l’audizione del Centro regionale di documentazione per l’infanzia e l’adolescenza affidato all’Istituto degli Innocenti di Firenze.

La rete dei flussi informativi che affluiscono al Centro è costituita dal monitoraggio degli interventi a favore di famiglie e minori realizzato in collaborazione con i servizi sociali territoriali; il monitoraggio di coppie minori nelle adozioni nazionali e internazionali realizzato in collaborazione con il Tribunale per i minorenni di Firenze; il monitoraggio del flusso in ingresso e in uscita nelle strutture residenziali per minori, l’anagrafe delle stesse strutture (sistema informativo Asso-Asmi, realizzato in collaborazione con le stesse strutture residenziali per minori); la ricerca campionaria sugli stili di vita e di preadolescenti e adolescenti toscani.

La Toscana ha ormai una consolidata attenzione alla raccolta di informazioni sui minori, che la pone in evidenza a livello nazionale, ha spiegato il dirigente della Regione, Alessandro Salvi, che ha illustrato il quadro in commissione, insieme con Roberto Ricciotti e Maurizio Parente.

Sono circa 800 i minori che ogni anno entrano nelle comunità: nel 2019, gli accessi sono stati 798, 564 i ragazzi che ne sono usciti. Erano 862 i presenti a fine anno: 45,8 per cento italiani, 20,2 per cento stranieri dal proprio nucleo familiare, il restante 34 per cento minori stranieri non accompagnati. Sia per i minori italiani, che per gli stranieri provenienti dal nucleo familiare, la causa principale dell’affidamento alle comunità è l’incapacità educativa dei genitori. Per gli italiani è questa la causa nel 37 per cento dei casi (in un altro 24 per cento si tratta di conflitti intrafamiliari); tra gli stranieri, la percentuale scende al 20 per cento, con i problemi economici (13,9 per cento), relazionali (13,9) e abitativi (13,3) della famiglia a dividersi un’altra quota molto consistente. Nel complesso, il 70 per cento dei minori accolti non presenta problematiche specifiche al momento dell’ingresso in comunità.

Il quadro della Toscana è il migliore a livello nazionale per quanto riguarda il rapporto tra i ragazzi che vengono accolti dai servizi residenziali per minorenni e gli affidi in affidamento familiare: in media, ogni minore che entra in comunità, più di due vanno in affido familiare.

Il presidente Sostegni ha chiesto informazioni riguardo ai tempi medi di permanenza nelle comunità, che variano tra i 4 e i 12 mesi. Si considera come criticità un’accoglienza che si protragga oltre i 24 mesi. Anche i minori stranieri non accompagnati, in più di tre casi su quattro escono dalla comunità entro l’anno. Il rapporto tra strutture residenziali e il contesto territoriale fatto di servizi sociali, sanitari, educativi e la loro capacità di relazione con la società, è una delle chiavi per le 162 strutture presenti in Toscana, concentrate maggiormente nella zona centro nord della Toscana. Un tavolo di confronto regionale permanente, con servizi territoriali e autorità, già sperimentato a Firenze, potrebbe “rivelarsi strumento assai utile”, ha spiegato Alessandro Salvi e sarebbe una soluzione da sperimentare. Di questo si sta già parlando con l’assessore regionale Serena Spinelli.

 

Fonte: Toscana Consiglio Regionale

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