La Mercedes, le donazioni e la tempesta perfetta contro Malika

La storia di Malika e le ultime evoluzioni raccontate su Tpi da Selvaggia Lucarelli raccontano la difficoltà di una persona giovane nel mantenere saldo il timone del comando della sua vita quando arriva il sereno dopo un periodo di tempesta nera.

AGGIORNAMENTO - Qui la risposta di Malika su Instagram

Il punto della storia, trascurato nella cronaca, è il messaggio che viene dato con la notizia dell'acquisto dell'auto nuova. Ossia, mandare a ramengo la storia personale di una giovane che volente o nolente è divenuta paladina dei diritti perché vittima di prepotenze da parte della famiglia. Tutto questo per una serie di equivoci nati dalle donazioni (inaspettatamente enormi) giunte verso la giovane. Quello che poteva finire con un lieto fine mostrando la solidarietà degli italiani che credono nel progresso nel campo dei diritti civili non può essere cancellato da quello che le cronache riportano come uno scivolone.

L'antefatto. Dopo essere stata cacciata di casa perché lesbica, la ragazza aveva fatto un appello alla stampa per mostrare l'ingiustizia della sua vicenda. Senza soldi, senza vestiti e senza effetti personali, era andata a vivere dalla sua compagna Camilla. Finché la sua storia non è salita alla ribalta delle cronache nazionali.

Se da una parte la versione dei fatti raffazzonata e inconcludente dei suoi genitori ha mostrato che la vicenda personale era veramente terribile, dall'altra Malika è diventata paladina per molte persone che hanno ancora paura a confidare la propria sessualità in famiglia e nel loro microcosmo per paura di non essere accettati o peggio per ritorsioni e violenze.

La raccolta fondi. Per Malika è stata lanciata una campagna di raccolta fondi da parte della cugina che ha raggiunto 140mila euro. Partita inizialmente per sostenere le spese legali e per rifarsi una vita, la campagna ha raggiunto numeri da capogiro, finiti in mano legittimamente alla 22enne.

La polemica in breve. Lucarelli ha voluto approfondire in merito a delle foto nelle quali la giovane originaria di Castelfiorentino era alla guida di una Mercedes Classe A nuova. Inoltre ha puntato il dito sulla doppia raccolta fondi di Malika: una, ufficiale, conosciuta da tutti e arrivata a 140mila euro; l'altra intestata alla cugina di Malika ma avviata da un terzo soggetto, con cui sono stati raccolti 11mila euro circa.

L'ha fatto sulla base del principio giornalistico per cui un personaggio pubblico come Malika dovesse delle spiegazioni, anche sul fatto di avere un'auto nuova con i soldi delle donazioni. Magari spiegando il fatto proprio in virtù del suo status di 'personaggio pubblico'.

La giornalista ha riportato le conversazioni fatte con Malika e con la sua agente (che si sarebbe offerta gratuitamente). Leggendo l'intervista, si capisce che si tratta della trascrizione fedele del botta e risposta.

Le spese e la confessione. Dopo che si è trasferita a Milano con la sua compagna, Malika ha affrontato alcune spese come quelle per l'affitto, per il dentista e per la macchina nuova. Gli interrogativi che sorgono riguardano ovviamente il mezzo e la spesa. Perché una Mercedes nuova e non una utilitaria usata e in buone condizioni, considerando che i soldi sono giunti tramite donazione?

La risposta arriva in una seconda telefonata, che ha il sapore di essere una confessione privata, sulla quale viene costruito il titolo del pezzo di tutti i principali quotidiani italiani: "Mi volevo togliere uno sfizio".

Leggendo solo il titolo la polemica è servita. Nessuno ha considerato interrogativi del tipo "sono soldi 'rubati' o giunti legalmente?" "nelle clausole della donazione era scritto che non avrebbe potuto comprare un'auto nuova?". Ma andiamo avanti.

In mezzo Malika parla di persone che si sono messe accanto a lei facendole pressioni su cosa donare e a chi donare. Non vengono fatti i nomi di queste persone. Insomma, c'è grande confusione sulla vicenda, si rischia di venire sopraffatti dal gossip piuttosto che dalla vicenda umana.

Le questioni in ballo

- La vicenda umana di Malika rischia di essere un punto d'appoggio per chi non crede che le questioni sulla sessualità e sulla diversità debbano essere prioritarie nel dibattito pubblico. Si rischia di sminuire le lotte quotidiane di chi viene represso dalla famiglia, dal gruppo di amici, dalla società. Si riduce una battaglia di valori alla scelta di una singola persona, etichettando come scivolone una scelta legalmente legittima ma eticamente traballante. Non è giusto.

- La stampa sta giocando sul fatto che la giovane ha fatto un errore di fronte all'opinione pubblica, stuzzicando gli appetiti di chi fin dall'inizio voleva vederci qualcosa di losco in tutta la faccenda. O di chi non aspettava altro che un inciampo per poter poi ridere della caduta e vantarsene sui social. Non contestualizzare il fatto è dare l'appoggio alle persone del punto precedente.

- La pressione su Malika è stata sicuramente tanta, come anche la visibilità. Le ospitate in televisione potevano essere un modo per mostrare la vicenda a quante più persone possibile o addirittura per racimolare alcuni soldi nei primi momenti di difficoltà. Ma rischiano di essere anche un tritacarne nel mondo dei media.

- La raccolta fondi è stata pensata per dare sostegno a una persona ma probabilmente è stata intesa dai tantissimi che hanno votato come sostegno per una causa. Da qui il cortocircuito per il quale i soldi giunti a Malika non possono essere spesi per i motivi che la giovane ha scelto essere principali. Se il denaro è giunto a una persona piuttosto che a un ente che si occupa di persone in quelle condizioni, è naturale che le scelte riguardano quello specifico individuo, che risponde di sé e dei suoi bisogni.

- Da qui il punto successivo. Malika non è un ente benefico, è una persona che si è ritrovata intestati sul conto in banca 140mila euro in pochissimo tempo e che si è dovuta rifare una vita dal niente. Le promesse di una donazione piuttosto che di un'altra si sono mescolate perché probabilmente non c'è stata un'idea chiara di dove andranno a finire i soldi avanzati rispetto a quelli che verranno giustamente utilizzati per i suoi bisogni primari.

- Se anche le migliori famiglie cominciano a incrinarsi per questioni di soldi, si capisce subito da dove nasce l'indignazione per la Mercedes da 17mila euro. Per questo che la polemica, più che su di lei, dice tanto su di noi.

Su come vediamo la faccenda, su come siamo pronti a cambiare opinione quando veniamo solleticati da una notizia, su come una vicenda dalle mille sfaccettature debba essere necessariamente ridotta a bianco o nero a seconda dei punti di vista.

È difficile concentrarsi su tanti aspetti e mantenere il punto fisso. Riflettiamo sulla vicenda e anche sulle montagne russe che questa ragazza sta vivendo a 22 anni. Parentesi: chissà quanti altri a 22 anni nella sua situazione avrebbero fatto lo stesso se non di peggio.

Elia Billero



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