L'agricoltura in musica di Riccardo Lupino e i Duova: "Un ponte tra natura e uomo"

Parole, musica e zappa. È il virtuoso triangolo che definisce l’esperienza lavorativa e artistica di Riccardo Lupino, 40 anni, imprunetino ma residente a Strada in Chianti ormai da tre lustri. Discendente da una famiglia contadina, fino a poco più di dieci anni fa per Riccardo l’agricoltura era rimasta solo nel mondo dei ricordi e delle giornate trascorse tra orti e pollai a casa dei nonni quando era ancora bambino. Poi, a 29 anni, la scelta di vita, o meglio la discesa in campo.

“Mi si è presentata l’opportunità di prendere in affitto alcuni terreni comunali di Impruneta, in località Ferrone. È stato un vero salto nel buio, sia perché lasciai il mio lavoro a tempo indeterminato di magazziniere, sia perché disponevo di poche conoscenze utili a mandare avanti un’azienda, per quanto piccola. Eppure, la passione era fortissima e ho deciso di scommettere su me stesso. Ho cominciato da zero, imparando il mestiere letteralmente sul campo, e oggi produco olio e ortaggi. Certo – ammette – non è una vita comoda: è difficile coltivare ortaggi in terreni non “bucati” come i miei, senza contare che se non hai un’azienda agricola di famiglia o un’abitazione per allestire un agriturismo il lato economico ne risente fortemente. Tuttavia, pur con tutte le difficoltà, credo di aver vinto la mia scommessa”.

La scommessa “sull’orto” non è l’unica che Riccardo ha vinto ed è strettamente connessa al successivo salto nel buio, questa volta artistico.

Nel 2017, insieme a due amici, fonda il gruppo Duova: Riccardo Lupino (autore dei testi e frontman), Giovanni Degl' Innocenti (musicista e compositore) e Daniele Palmi (autore, regista e compositore, che agisce dietro le quinte), con la collaborazione di Matteo Giorgetti (bassista, che li accompagna su palco ai concerti). Nelle canzoni e nei video su YouTube e Facebook il trio di musicisti/creativi/comici chiantigiani affronta con ironia tematiche legate all‘agricoltura, mettendo in risalto i paradossi del vivere nella società moderna.

Il primo video, uscito quattro anni fa intitolato Adotta un contadino, in cui veniva denunciata la massiccia presenza di ungulati, quando ancora questo non era un problema riconosciuto, ebbe molto risalto e venne ripreso da giornali e tv.

“Capimmo che esisteva interesse per il settore agricolo, soprattutto se le dinamiche venivano esposte in maniera ironica” spiega Lupino. “Da quel momento abbiamo iniziato a esibirci nelle piazze e in teatro, con spettacoli che intendono raccontare la vita dei contadini e sensibilizzare sulle criticità che il loro mondo affronta. La nostra musica, però, non si richiama agli stornelli della tradizione, ma spazia tra rock, pop e rag”.

I temi affrontati dalle canzoni, raccolte nell’album Natura Morta, toccano vari argomenti: Il Ballo delle Api (che ha visto la partecipazione di Lorenzo Baglioni, Paolo Hendel e Daniela Morozzi) voleva porre l’attenzione sull’abuso di pesticidi contro questi animali; Sfrutta e verdura, invece, punta il dito contro lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura e il prezzo troppo basso dei prodotti, mentre Groppone descrive in maniera ironica il susseguirsi dei mesi visti dal contadino. Al premio Corecom ‘Toscana in spot 2020. Si riparte!’ la canzone Gnamo si è classificata al terzo posto, riscuotendo anche gli elogi di Leonardo Pieraccioni.

“Mi sono trovato a scrivere canzoni e cantare quasi per caso - ricorda - e avevo un po’ di timore le prime volte. La gente viene vederci non tanto per la qualità della melodia, ma per la forza del progetto: raccontare la vita contadina con parole e musica, tramite battute e riflessioni serie da parte di chi è del mestiere”.

Il lato artistico e bucolico di Lupino non si ferma alla musica: a maggio è uscito il suo libro Arare umano est. Flessioni e riflessioni agricole nella civiltà moderna (Aska Edizioni, 2021), che vanta la prefazione di Sergio Staino. Il libro ripercorre tutta la storia dell'umanità vista attraverso gli occhi e le gesta di Marcello, il primo Essere umano della storia nonché il primo contadino dell'umanità, autore di “mitiche” invenzioni come il fuoco (per cucinare il cinghiale che aveva distrutto le sue coltivazioni) e la zappa.

“L’uomo non è adatto a vivere in una natura incontaminata; l’agricoltura, dunque, è il ponte tra natura e uomo”.
Nei giorni del G20 a Firenze, per Riccardo è stata l’occasione per presentare il libro nello stand della Confederazione italiana agricoltori, in piazza della Repubblica.

“Il primo passo - spiega - è non fare di tutta l’erba un fascio e spesso, quando si parla di agricoltura, si tende a fare un minestrone con tutti gli attori del settore, dal gruppo industriale con milioni di ettari nel mondo al piccolo contadino con il campo dietro casa. Una generalizzazione assai nociva, perché le esigenze sono assai differenti: da una parte c’è l’agricoltura delle grandi aziende, che sopravvive solo se riesce con importanti investimenti, entrando in un circolo da cui è difficile uscire; dall’altra c’è l’agricoltura di sussistenza, di cui anch’io faccio parte”.

La speranza di Riccardo, dunque, pur con qualche scetticismo, è che il G20 possa portare a soluzioni pratiche anche per i “piccoli” agricoltori, spesso soffocati più dalla burocrazia italiana che da eventi climatici avversi: “Per i contadini come me esisterebbero pure possibilità di finanziamento, ma per accedervi servono operazioni complicate e farraginose.

L’agricoltore deve riuscire a sopravvivere degnamente con quello che produce e bisogna offrire alle persone la possibilità di coltivare anche a livello locale. Io ho poche possibilità di vendere i miei prodotti e di dargli valore: posso solo fare vendita diretta, tuttavia con la burocrazia attuale è sempre più difficile perché il mercato incentiva la grossa produzione. Purtroppo non vedo un grande interesse della politica nei soggetti piccoli. In realtà, mi sembra che ci sia un disinteresse generalizzato per il nostro settore e questo rende ancor più arduo risolvere i problemi. Se l’interesse per i “piccoli” coltivatori aumentasse nelle persone, anche la politica prenderebbe in maggior considerazione i nostri problemi. In primo luogo garantire modalità meno stringenti per vendita diretta e filiere corte, in secondo offrire canali di sostegno economico facilmente accessibili in caso di danni”.

Insomma, secondo Riccardo, la politica deve valorizzare l’agricoltura, darle quel rispetto che va oltre il semplice guadagno economico.

“Il contadino è fondamentale per la società: produce cibo e protegge il territorio”.

Giovanni Gaeta



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