Il fotoreporter Bosco ancora in Ucraina: "Popolazione stremata, passata dalla normalità all'estrema povertà"

alfredo bosco

Si tiene in contatto con casa e si prepara ad affrontare il freddo inverno dell'Ucraina. Non tornerà prima di fine febbraio il fotoreporter santacrocese Alfredo Bosco, premiato dai lettori di gonews.it come Personaggio dell'Anno 2022. Il lavoro di documentazione della guerra è ancora lungo e la premiazione dunque slitterà dopo il primo anniversario del conflitto, con il ritorno in Italia di Bosco.

Abbiamo avuto però modo di scambiare due chiacchiere a fine 2022 con il reporter santacrocese, per aggiornarci sulla situazione ucraina.

Intanto i ringraziamenti ai nostri lettori per il premio ricevuto: "Mi hanno informato dall'Italia che era stato fatto il mio nome. Ho dato poi un'occhiata ai candidati, tutte persone meritevoli, vi ringrazio davvero di cuore".

Poi il suo lavoro sul campo: "Sono stato a Mykolaïv e Kherson e grazie a dei colleghi esperti la situaizone è gestibile. Il Fatto Quotidiano e a La7 danno ancora spazio per poter coprire l'evento e dare notizia di quello che succede qua, ma sono consapevole che al momento ci sono altre cose che interessano gli italiani. Qui il conflitto ha preso una piega peggiore della prima e della seconda fase. Solo il 20% della popolazione ha l'elettricità, i blackout spesso vengono fatti dalle amministrazioni perché non c'è abbastanza energia per coprire tutta la giornata. A Mykolaïv manca l'acqua, a Kherson ci sono ancora i bombardamenti, la situazione è complicata".

L'inverno per ora non sta ancora 'mordendo' ma la situazione è frammentata: "Per ora abbiamo temperature ancora decenti, a gennaio in Ucraina si arriva tranquillamente a -10°C e senza riscaldamento, luce e acqua è difficile per buona parte della popolazione. Le grandi città hanno meno difficoltà, in altri paesi c'è una questione umanitaria".

Per un giornalista la situazione è variegata, "ci sono testate che obbligano gli inviati a non rimanere più di 3 settimane. Da parte della popolazione i reportersono ancora tollerati. Però ci sono mille problemi di sicurezza, ad esempio se un collega fa alzare un drone per documentare una zona di guerra rischia di far compromettere la sicurezza delle posizioni delle truppe ucraine".

Nel mezzo gli ucraini. "La popolazione è a pezzi. Faccio un paragone con il covid, nella prima fase si viveva nella paura ma poi le persone hanno ritrovato la voglia di vivere. Qui adesso la guerra è di attrito, è psicologica. Sei al buio, senz'acqua, spesso senza corrente elettrica, avverti il pericolo ogni settimana con i bombardamenti nelle principali città. La popolazione è divisa tra gli stremati e chi si aggrappa al forte senso patriottico".

Il lavoro dei reporter è importante perché è molto difficile portare il dramma ucraino nella 'dieta mediatica' degli italiani, lontani dalla guerra e con il pensiero che spesso vuole proprio allontanarsi dalla prospettiva di disagio. "Ogni giorno milioni di persone sono esposti alla tragedia, chi ha parenti a Kherson raccontava che dalla mattina non c'era l'acqua, poi ci sono casi come Mykolaïv nella quale non si è avuto acqua per un mese. Bisognerebbe aprire un qualche dialogo, non è come il conflitto iracheno dove la povertà non era certo una novità sia in tempo di pace che di guerra, lì la miseria era tale che il conflitto era un'aggiunta ma non toglieva. Qui siamo passati dalla normalità all'estrema povertà".

Elia Billero



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