Oggi Leonardo da Vinci non avrebbe diritto allo Ius soli

Il nuovo libro di Carlo Vecce: “Il Sorriso di Caterina. "La madre di Leonardo” è stato accolto con discreto successo dalla stampa italiana che in queste ultime settimane ha celebrato il romanzo come una sensazionale scoperta storica che svelerebbe l'identità della madre di Leonardo, nascosta da secoli da un fitto mistero . L’autore è intervenuto anche oggi a Tourisma, la manifestazione, organizzata come sempre dalla rivista Archeologia Viva (Giunti Editore), che ha ospitato il convegno Save Art, tornando sul tema della madre di Leonardo Da Vinci, profuga e schiava, come sarebbe emerso dai documenti conservati nell’Archivio di Stato di Firenze. Ed è su questi documenti che Vecce ha curato magistralmente questo romanzo.

Sappiamo abbastanza dell’artista di Vinci e le sue biografie fioccano come fiori selvatici. Questo espediente della madre schiava a Firenze, però, apre nuove frontiere della fantasia, strade adatte più a spianare una sceneggiatura che a condurre ad una indagine scientifica. L’argomento Leonardo è in questo libro in bilico tra letteratura ed indagine storica.

Fino ad oggi la madre di Leonardo da Vinci è stata identificata in una contadina toscana di nome Caterina di Meo Lippi. Il romanzo di Vecce, invece, attraverso un atto notarile del Quattrocento, indica in Caterina, una schiava caucasica, la madre del pittore. Quest’ultima sarebbe stata poi liberata dal suo padrone con un atto notarile redatto proprio dal padre di Leonardo, Piero da Vinci.

Il libro fresco di stampa è interessante perché fotografa la dimensione sociale in cui vive Leonardo e si riempie di dettagli e sfumature che soltanto uno studioso come Vecce, profondo conoscitore della materia, poteva imbastire in un romanzo. Il libro è coinvolgente, non c’è dubbio e la sua prosa è impeccabile. Il tema a mio parere più rilevante di questo libro, però, non sta nella scoperta, anche perché i documenti notarili del XV secolo sono già noti da anni agli studi. Il focus che l’argomento, oggi attualissimo, fa sul bambino Leonardo sulla donna Caterina rende il libro un'attualità disarmante e tenera.

Oggi Leonardo probabilmente non avrebbe diritto allo “ Ius soli”.

Leonardo è un figlio illegittimo. Pesa su di lui l’ombra oscura della disuguaglianza; se la madre è schiava o contadina, poco importa. Ser Piero non può riconoscerlo ma soprattutto, Leonardo non ha diritto all’inclusione. La società fiorentina dell’epoca non aveva spazi per integrare quel bambino. Oggi Leonardo probabilmente non avrebbe diritto allo “ Ius soli”.

Il contesto in cui si snoda questa vicenda è la Firenze del Quattrocento, già patria dell’Umanesimo ed in direttissima verso quell’apertura culturale già pre illuminista che sarà il Rinascimento. Il clima culturale del XV secolo a Firenze, infatti, ha già il sapore di una società livellata ed aperta che guarda in prospettiva alle basi del diritto e all’uguaglianza dei popoli. Firenze in cui vive anche Leonardo, si interroga sul concetto di pensiero e libertà individuale.

C’è l’altra faccia della società di Firenze. Quella che vagabonda tra i bordelli e la Sacra ruota dello Spedale degli Innocenti. Non si trattava solo di plebe o miserabili, anche i ceti colti  formavano una società ancora poco oleata in certi meccanismi. Le famiglie sono ostaggio di consorterie e clan, spesso vivono in contesti dove si affittano gli schiavi, dove un uomo colto e ben posizionato nella piramide sociale non può riconoscere un figlio illegittimo. Soprattutto se la madre è una donna di umili origini, o peggio, una schiava.

Leonardo: un uomo senza lettere

Il romanzo fa luce su una Firenze che appare un mosaico di un mondo contraddittorio. La verità sta in questo. Firenze nel XV secolo è una città fatta di talenti e spinte umanistiche, dall'altra una città in cui il tasso di mortalità infantile e di abbandono dei neonati era molto alto. Le bambine che avevano la fortuna di sopravvivere speravano un futuro come serve guadagnandosi una dote per potersi maritare. Per tutte le altre miserabili c’era la prostituzione.

I maschi che non nascevano in famiglie abbienti venivano educati ai mestieri, spesso alle arti. Leonardo pagherà lo scotto di essere messo a bottega. Non importa se quella di Verrocchio è la palestra di artisti più importante della città. Leonardo resta sul cammino delle arti non liberali, resta ancora nella condizione subordinata di un manovale.

La famiglia di Ser Piero, specie il nonno e lo zio, gli garantirà comunque una istruzione che tuttavia non arriverà a livellare la distanza dagli altri figli di Piero. Leonardo non imparerà mai il Latino, per questo si definirà per molti anni un “uomo senza lettere”.

Caterina e Ser Piero da Vinci si incontrano a Firenze

Sapere che Leonardo, uno dei massimi personaggi della cultura italiana, assiso sull’altare del nazionalismo più immediato, è un figlio bastardo ha avuto un certo peso nella biografia dell'artista. Come uscire dalla questione imbarazzante? Per anni si è costruita l’immagine dell’amore di gioventù. Vecce oggi ci racconta un’altra storia, quella di Caterina che tra il 1450 ed il 1451 vive a Firenze nel palazzo di Francesco Castellani, oggi sede del Museo Galileo. Caterina è la balia dei Castellani ed è qui che il notaio della famiglia, Piero da Vinci, se ne innamora.

Chi sarebbe la madre di Leonardo?

Il libro di Vecce è una storia di una donna adolescente, rapita e fatta schiava, peregrina tra luoghi straordinari come Costantinopoli e Firenze. Una giovane schiava che viaggia nel Mediterraneo, una migrante, diremmo oggi. Di straordinario però la vita di questa ragazza ha poco. Non sappiamo nulla di lei, forse cresciuta in territori aspri e lontani al limite della civilizzazione. Viene liberata da schiava solo nel 1452, al sesto mese di gravidanza.

 

L’atto notarile del 1452, autografo di Ser Piero da Vinci non lascia dubbi. Con le parole “filia Jacobi eius schlava sue serva de partibus Circassie”, l’atto ritrovato attesta la liberazione della schiava Caterina, figlia di Jacob, da parte della sua padrona di Firenze, monna Ginevra, moglie di Donato di Filippo di Salvestro Nati.

Nati è l’artigiano fiorentino che forse porta Caterina da Venezia e Firenze. E’ lo stesso Donato che prima di morire, nel 1466, lascia i suoi soldi al convento di San Bartolomeo a Monte Oliveto per la realizzazione della cappella di famiglia. Proprio per quella chiesa Leonardo dipinse la sua prima opera, l'Annunciazione in cui, secondo Vecce si vede l'influsso della madre. "Nel dipinto ci sono una montagna e una città marina - spiega Vecce -, Caterina potrebbe avergli raccontato i luoghi della sua infanzia".

Il “Sorriso di Caterina” non rischiara di molto la vita di Leonardo. Non aggiunge molto di sostanziale alla ricerca storico artistica sull’opera di Leonardo. L’ipotesi che fosse figlio di una schiava ci suggerisce solo la risposta a domande che fino ad oggi restano insolute. Perché suo padre non lo ha mai riconosciuto, nonostante la fama che Leonardo si era guadagnato a Firenze? Perché i suoi fratelli che lavoravano a pochi metri dalla sua bottega, non hanno mai instaurato un rapporto? E, soprattutto, perché l'artista ha inseguito quasi inconsciamente una fuga ostinata da quella Firenze che oggi lo celebra fin dentro le Tabaccherie.

Dopo questo libro Leonardo da Vinci non sarà più lo stesso. Lo sentiamo più vicino in un contesto di sopraffazione e di drammatica emergenza, la stessa della nostra contemporaneità.

Alfonso D'Orsi

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