Kyro Art Gallery: dall'11 maggio la collettiva "Walking #2. A very special project about sculpture"

La Kyro Art Gallery di Pietrasanta è lieta di annunciare Walking #2. A very special project about sculpture, collettiva che sarà inaugurata l’11 maggio alle ore 18:00, con opere di Ilaria Gasparroni, Gino Sabatini Odoardi e Adrian Tranquilli che da latitudini differenti e anche piacevolmente divergenti pongono al centro dell’attenzione progetti in cui tradizione e innovazione si mescolano per mostrare un’altra concezione del soggetto, interamente aperto al linguaggio dal suo assoluto, inevitabile e imparziale silenzio.

Nei tre modi della scultura proposti con il secondo appuntamento di Walking, format nato nel gennaio 2024 per creare una scansione numerica di tutte le prossime collettive in galleria, la bachelardiana «immaginazione materiale» diventa comune denominatore per evidenziare un costante interesse sui problemi della materia, ricercata e utilizzata con lo scopo di rispondere a una domanda che si situa tra i procedimenti di trasformazione (sul problema del lavoro manuale) dunque lungo l’asse teorico della factura, esattamente dove si incontrano il livello della consapevolezza operativa e dell’intelligenza riflessiva.

Con i suoi ultimi lavori del 2024 realizzati prevalentemente in marmo Calcatta oro e marmo di Carrara, Ilaria Gasparroni (Sant’Omero, 1989) mostra la tendenza a ricostruire degli oggetti della nostra vita quotidiana – piccole e fragili cose come i cartellini che troviamo spesso allacciati a un maglione o a un jeans o dei semplici fogli di carta semiappallottolati – senza cambiarne gli statuti formali, ma anzi potenziandoli mediante un raffinatissima attività scultorea e l’introduzione di frasi (tratte da Cesare Pavese, Dino Campana, Emily Dickinson, Alda Merini, Hanya Yanagihara) che fanno deragliare lil pensiero sulle praterie della poesia.

Dal canto suo Gino Sabatini Odoardi (Pescara, 1968) adotta la tecnica della termoformatura in polistirene per creare dispositivi capaci di interagire – e in molti casi integrare – il reale, utilizzando spesso anche la lama brillante dell’ironia per creare cortocircuiti riflessivi, shocks visivi (assalti allo sguardo) immagini metodologicamente caricate d’una certa ambiguità e che mostrano quale importanza dia l’artista non solo alla piega (reale e metaforica, nel suo lavoro), ma anche al terreno della soglia, dell’orlo, del bordo, di qualcosa che può dividere ma che può anche unire, mescolare, sintonizzare, sincronizzare differenti situazioni, oggetti, materie.

Utilizzando strategicamente un materiale innovativo (il vetroresina, più esattamente) per inarcare lo sguardo sulla mimesis e cavalcare la mitologia attuale da cui recuperare la figura epica del supereroe (This is not a love song (2023), in mostra, è un Batman che sembra uscire da una parete (da uno schermo liquido) per solidificarsi, Adrian Tranquilli (Melbourne, 1966) crea sin dalla Profezia del 1998 nuovi racconti capaci di intersecare la storia dell’arte – dal recupero della statuaria classica greco-romana alla perfezione rinascimentale, dalla spettacolarità barocca (centrale è Bernini) alla forza evolutiva toccata dal neoclassicismo di Canova, Acquisti, Morelli – a quella delle idee e dunque dei vari tessuti culturali dell’umanità.

Fonte: Kyro Art Gallery



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