
Arriva fino a Bruxelles la polemica a Castelfiorentino su presunti corsi gender nelle scuole elementari. Dopo i timori resi pubblici dalla consigliera della Lega Susi Giglioli in merito al progetto dal titolo Riflessioni su identità e diversità che "prevede attività legate all’orientamento sessuale e all’inclusione delle persone LGBTQIA+" alla quale ha fatto seguire un perentorio "vigileremo!", anche l'eurodeputata Susanna Ceccardi ha annunciato nientemeno una interrogazione alla Commissione EU esclamando "non permetteremo che la sinistra trasformi la scuola in un laboratorio ideologico!".
Di fronte a tale mobilitazione viene quasi istintivo guardare questo pericoloso documento di "indottrinamento" gender-fluid. Digitando increduli su Google il nome del progetto pilota, GEnder BUdgeting e DIffusione della CUltura di Genere, promosso da Città Metropolitana di Firenze e Università degli studi di Firenze, si arriva senza troppa fatica al documento completo (che alleghiamo).
Tralasciando le pur discutibili osservazioni normative fatte da Giglioli in merito alla compatibilità del progetto con il pur discutibile DDL Valditara, ci si chiede onestamente cosa ci sia da vigilare. Il progetto non parla di educazione sessuale, né di teoria gender tout court, ma esprime fin dalle prime parole del paragrafo 'Obiettivo e metodologia' cosa si cerca di fare: promuovere "la parità di genere – facendo comprendere l'importanza del rispetto e dell'uguaglianza – e di aiutare a riconoscere e superare gli stereotipi di genere, le discriminazioni e i comportamenti ostili" per "la costruzione di una società fondata sui valori dell’etica e del rispetto ossia su quei valori che rappresentano la base di una società equa ed inclusiva".
Il documento non parla mai di "educazione sessuale", ma al massimo di "educazione alle questioni di genere", e specifica che a fare le lezioni non saranno i firmatari del progetto, che come nota Giglioli non sono 'esperti' del settore, ma "insegnanti con esperienza o interesse sul tema della parità di genere, esperti esterni in educazione di genere". Entrando nel merito dei temi trattati questi non sembrano certo un "laboratorio ideologico", se non del buon senso e del corretto vivere comune: "stereotipi di genere", "empowerment femminile e valorizzazione della diversità nei luoghi di potere", "politiche di inclusione (intersezionalità genere, etnia, disabilità, orientamento sessuale e status socioeconomico", "inclusione delle persone LGBTQIA+ e lotta alle discriminazioni", "violenza di genere con particolare attenzione alla educazione al consenso e alle relazioni rispettose e al riconoscimento dei segnali di violenza".
Andando anche più a fondo, leggendo le specifiche dei corsi proposti, si legge che gli obiettivi sono "comprendere il concetto di uguaglianza e riflettere sugli stereotipi di genere presenti nella vita quotidiana" e "indurre una riflessione sulle esperienze personali e collettive legate a discriminazioni di genere per la costruzione di un pensiero critico", delineando peraltro il focus del corso: "Gli incontri prevederanno testimonianze dirette di persone che hanno affrontato discriminazioni di genere, esperti sul tema (come, ad esempio, operatori dei centri antiviolenza ect.)". Il tema della sessualità, così come quello del mondo LGBTQIA+, non pare cioé fossilizzato sulla questione in sé o su una sorta di pubblicità di ideologie, ma sul tema dell'inclusione e del rispetto.
Insomma cosa ci sia di "indottrinamento" nel promuovere il rispetto dell'Altro è davvero poco comprensibile. Siamo sicuri che la Lega non ritenga che educare al rispetto dell'altro sia "indottrinamento ideologico" o peggio che l'Altro, se diverso, non meriti rispetto e comprensione. Forse si è solo letto male il documento. Altra cosa potrebbe essere assicurarsi che dietro gli intenti espliciti ci sia la volontà di portare surrettiziamente nelle scuole la teoria gender, ma si tratterebbe, documenti alla mano, di un processo alle intenzioni. Che la destra sia diventata giustizialista?
Progetto-UNIFIL'editoriale di Giovanni Mennillo
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