Protesta contro un convegno della Tel Aviv University a Firenze

A Firenze si è svolto un presidio di protesta contro un convegno organizzato dalla Tel Aviv University sul tema "Affrontare l'antisemitismo, creare la resilienza". L’evento, che si tiene oggi e domani, ha suscitato contestazioni da parte di diverse associazioni, tra cui Firenze per la Palestina, che lo definiscono "altamente offensivo per la storia di Firenze".

I manifestanti hanno criticato la partecipazione di figure legate all’esercito e al governo israeliano, come Moshe Farchi, colonnello responsabile della salute mentale dell’IDF, e Moran Bodas, psicologo del Ministero della Difesa israeliano, oltre a Marco Carrai, console onorario di Israele per Toscana, Emilia-Romagna e Lombardia.

Edoardo Todaro, esponente di Firenze per la Palestina, ha accusato l’Università di Firenze di avere un atteggiamento ambiguo: inizialmente l’ateneo avrebbe sostenuto la presentazione del convegno, salvo poi precisare che vi parteciperà solo una docente. Anche Sereen El Debuch dei Giovani Palestinesi ha criticato il coinvolgimento dell’ateneo fiorentino: "In questa iniziativa organizzata dalla Tel Aviv University è presente il logo dell’Università di Firenze". Ha inoltre denunciato un presunto tentativo di equiparare "l’antisionismo con l’antisemitismo", ritenendolo dannoso sia per gli ebrei che per i sostenitori della causa palestinese. Gli attivisti chiedono che l’Università rescinda i suoi quattro accordi con la Tel Aviv University.

Firenze per la Palestina ha anche denunciato il forte dispiegamento di forze dell’ordine a protezione del convegno: "Denaro pubblico utilizzato a protezione del tranquillo svolgimento dell’evento, in una città come Firenze che dovrebbe essere operatrice di pace". Secondo i manifestanti, l’area del convegno sarebbe stata "bonificata", con misure di sicurezza che hanno dato l’impressione che i manifestanti fossero trattati "come un rifiuto tossico o un animale sgradevole". Hanno inoltre accusato i governi occidentali di garantire impunità ai sionisti, mentre "nessuna protezione è stata fornita nei mesi scorsi agli israeliani che sono venuti in Italia a testimoniare il loro rifiuto del servizio militare per cui hanno subito anche il carcere".

Gli attivisti hanno inoltre chiesto all’Università di Firenze di individuare e sanzionare "chi ha fatto un uso improprio e non autorizzato del logo di UniFi", affinché simili episodi non si ripetano. Inoltre, pongono come condizione per un dialogo con l’ateneo che esso dichiari di "non voler essere in alcun modo associato o associabile a istituzioni accademiche, economiche e culturali israeliane finché in Palestina non siano garantiti giustizia e rispetto del diritto internazionale".

Dall’altro lato, l’associazione Amici di Israele Firenze ha difeso il convegno e criticato la protesta, definendola "palesemente infondata". Il presidente Kishore Bombaci ha dichiarato che si tratta di "una evidente presa di posizione ideologica che riflette solo ed esclusivamente l’odio anti-israeliano". Bombaci ha inoltre respinto le accuse dei manifestanti, sostenendo che "l’odio che anima i pro-Pal si fonda su una ricostruzione posticcia, falsa e faziosa degli eventi occorsi nell’ultimo anno e mezzo a Gaza, oltre che della storia di quei luoghi negli ultimi ottant’anni".

Ha quindi ribadito che "non è possibile continuare a diffondere simili menzogne, arrivando a negare l’evidenza della recrudescenza dell’antisemitismo e ostacolando un evento sacrosanto". Infine, ha definito l’iniziativa come "meritoria e persino doverosa", sottolineando che anche a Firenze si registra un aumento di episodi di antisemitismo.

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