
La sinistra toscana continua a ignorare le vere esigenze della nostra terra, degli agricoltori e di chi vive il mondo rurale. La gestione della caccia è diventata un paradosso politico che danneggia ambiente ed economia.
Prendiamo il caso del colombaccio: in regioni come l’Emilia-Romagna se ne autorizza l’abbattimento per i danni alle colture. Ma in Toscana, quando si propone un’estensione della stagione venatoria per contenerne la crescita incontrollata, la sinistra si oppone. Un controsenso, visto che si tratta della stessa specie che danneggia i campi anche in inverno.
I numeri parlano chiaro: oltre un milione di euro di danni agricoli causati dal piccione torraiolo, ma nulla si muove. In compenso, si protegge la tortora selvatica, mentre si apre la caccia ad altre specie. Decisioni confuse, lscollegate dalla realtà e dettate più da ideologia che da buon senso.
Intanto, agricoltori e territori subiscono. Il PD toscano continua a prendere scelte senza ascoltare chi vive e lavora nelle campagne. Serve una politica venatoria seria, equilibrata, che tuteli il patrimonio agricolo, le tradizioni e l’ambiente.
La caccia non è uno slogan: è parte della nostra cultura e va gestita con responsabilità. E oggi, in Toscana, la sinistra ha dimostrato di non esserne capace.
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