Elezioni a Empoli, pro e contro dei 4 candidati 'senza peli sulla lingua'

Les jeux sont faits: ieri sono state ufficialmente depositate le liste dei quattro candidati che si contenderanno la fascia di sindaco di Empoli nelle prossime elezioni del 26 maggio. Come nella roulette, giusto per rimanere in tema, la pallina del voto ha iniziato definitivamente a girare per l'ultima volta in questa puntata finale che durerà circa 30 giorni. Ma a differenza della roulette, qui parliamo di politica: i quattro candidati Anna Baldi, Brenda Barnini, Beatrice Cioni e Andrea Poggianti hanno infatti a disposizione questo mese per convincere i cittadini di Empoli sul loro progetto. La campagna elettorale, insomma, entra nel suo periodo più caldo. (Qui la guida agli 11 comuni del circondario)

Dando uno sguardo alla geografia politica delineatosi in questi mesi pare chiara una cosa: per quanto la politica sembra volerlo costantemente negare, quando uno dei poli fa fronte unico, anche l'altro si compatta. Insomma saranno anche finite le ideologie, ma il 'comportamento chimico' degli atomi politici sembra dire il contrario, anche a Empoli. Così in un periodo storico in cui soffia forte il vento di destra nel paese, il centrodestra toscano si siede al tavolo delle trattative a livello regionale e 'affitta' una casa comune con vista sul governo regionale. La maggior parte dei comuni toscani (anche nell'Empolese Valdelsa escludendo l'unicum di Certaldo) presenta candidati unitari di area: così anche a Empoli dove Andrea Poggianti si è fatto alfiere di un vasto schieramento che raccoglie tutto ciò che è destra, civica o politica che essa sia (il riferimento è alla lista La Mia Empoli e anche al Popolo della Famiglia che si presenta come partito, ma ha più le fattezze di un movimento civico con scopi specifici). E per quanto Poggianti si premuri di dire che l'obiettivo non è solo quello "di mettere una bandierina del centrodestra su Empoli", è chiaro che a livello toscano ci sia stata un 'patto di ferro' affinché non ci fossero scossoni. A Empoli, dove abbiamo visto quanto sia stato complicata la scelta seppur 'naturale' di Poggianti, a neutralizzare i giochi di forza interni alla coalizione a partire dall'esuberanza della Lega, è stato senza mezzi termini un progetto complessivo ideologico e di area. E non è tutto oro ciò che luccica: nonostante questo, infatti, la presa di posizione di Borgherini che si è smarcato da Poggianti, non è una posizione isolata e pare che anche a destra si sia tentato fino all'ultimo di costruire un qualche progetto alternativo da parte di alcuni personaggi politici a cui Poggianti non piaceva, un progetto poi naufragato lasciando la scena al centrodestra unito.

Un percorso di unione che ha riguardato però anche l'altra parte, nonostante certe ferite non si siano rimarginate. Il simbolo di questo percorso si riassume nelle scelte politiche di Massimo Marconcini e David Carpentieri, entrambi personaggi di spicco della 'sinistra anti-Pd' che hanno abbracciato sulla via di Damasco il progetto di Brenda Barnini. E per quanto Marconcini si fosse anche lui premurato di dare motivazioni diverse al suo 'passaggio di maglia' concettualizzando un teorico "percorso comune formato sul civismo" e tenendo a precisare di "avere apprezzato i cinque anni di Barnini", è lui stesso a dichiarare che bisogna "mettere degli argini al pericolo della Lega". Questo, a dire il vero, sembra il vero collante tra Barnini e parte delle vecchia sinistra non-Pd, e questo sembra il legame che ha fatto sì che parte del mondo della sinistra, dai sindacati ad alcune associazioni, si avvicinassero più o meno velatamente a Barnini. Così l'area non-PD si è trovata di fatto spaccata al suo interno, con Beatrice Cioni che non è riuscita a raggruppare intorno a se una sinistra lacerata da crisi di identità, crisi di partito, crisi di rappresentanza anche a livello nazionale (non è un caso che sinistra non-Pd di partito nell'Empolese Valdelsa sia una delle grandi assenti di queste elezioni). Cioni ha messo insieme una squadra senza nessun riferimento politico nazionale e puntando su un programma di sinistra che recupera persino modelli istituzionali 'dimenticati' dalla sinistra, ma proprio la sua natura 'civica' e la spaccatura appena consumata rende obiettivamente quel progetto per così dire 'zoppo'. Inoltre non a tutti è piaciuta la scelta Cioni, su cui probabilmente pesava la cattiva considerazione sulla passata adesione al progetto 'Ora si Cambia'. Sembra però chiaro che se si arriverà ad un ballottaggio Barnini-Poggianti, questa area voterà compatta per la prima, il punto è capire se lo dichiarerà ufficialmente o meno. Vedremo.

In generale il centrodestra fa paura: la sinistra teme la politica di Poggianti su immigrazione e sicurezza, ma soprattutto teme l'appeal di questi punti al centro del programma del centrodestra, capaci di portare tanti voti. Poggianti sembra possa infatti sfiorare il 30% in linea con i risultati delle Politiche 2018, queste almeno sono le speranze che filtrano nell'area, un risultato che potrebbe annunciare l'ombra del ballottaggio, unico vero (eventuale) ostacolo alla rielezione di Barnini. Il sindaco uscente ha un vasto consenso intorno al 50% dei voti, ma non è chiaro se sarà in grado di scavalcare la fatidica soglia. Cioni potrebbe fermarsi intorno al 10%, in linea con l'elettorato che 5 anni fa votò Dusca Bartoli per la stessa area, un voto che potrebbe appunto essere determinante in sede di ballottaggio e portare alla rielezione di Barnini contro il centrodestra.

In questa scacchiera politica si inserisce l'incognita del M5S. Annunciata con una certa lentezza la candidatura, sembra che la campagna elettorale di Baldi non sia mai decollata: restando per certi versi fedeli all'impostazione del movimento, la candidata sindaco ha puntato molto sulla comunicazione diretta ai cittadini, sui social o con banchetti per la città, ma sembra essere sempre restata nell'ombra; vedremo se ci sarà uno sprint finale. A questo si aggiunge che nonostante una importante riserva del 23% dei voti delle Politiche 2018, il Movimento non naviga in acque calme: senza scomodare i dati nazionali, a livello di Empolese Valdelsa il M5S è riuscito a presentarsi solo in tre comuni (Empoli, Castelfiorentino, Fucecchio) facendo il conto anche con alcune uscite di suoi membri, mentre in Toscana si è presentato solo in 41 comuni, un po' pochi per una forza che è al governo da un anno. Elemento questo per certi versi che conferma un aspetto 'fisiologico' del movimento, cioè lo scarso radicamento a livello locale e la difficoltà ad esprimere una classe politica propria, ma che è anche sintomo di una perdita di consensi a livello nazionale e locale che in parte confluiscono nella Lega e in parte nell'astensionismo di sinistra, un movimento di voti che per certi aspetti ci riporta a quanto detto sopra: nella politica dei poli sembra non esserci molto spazio per il centrismo.

È difficile fare una stima della percentuale di voto che potrebbe raggiungere il M5S, eppure questo 'terzo incomodo' tra i poli potrebbe essere determinante e paradossalmente aiutare Brenda Barnini. Con una bassa percentuale (diciamo intorno al 10-15%), infatti, il ballottaggio diventa più difficile, e anche se questo arrivasse è ovvio che l'unico voto che potrebbe arrivare a Poggianti in sede di ballottaggio sarebbe proprio quello degli elettori non schierati a destra o sinistra, cioé i grillini: se il M5S non raccogliesse molti voti Poggianti si troverebbe da solo contro Barnini e i voti della sinistra non-PD che si presume saranno a malincuore ceduti al sindaco uscente per motivazioni di area. D'altra parte se il peso elettorale grillino fosse più sostanzioso il candidato de centrodestra potrebbe raccogliere un surplus di voti da quell'area notoriamente anti-PD.

Per concludere questo scenario è chiaro che a partire con qualche metro di vacanza in questo scatto lungo 30 giorni sono Andrea Poggianti e Brenda Barnini, i quali hanno entrambi beneficiato del raggruppamento di area che si è formato intorno alle loro figure. Niente togliendo al lavoro e all'impegno di questi anni di Poggianti che hanno contribuito ex ante a farne il candidato naturale contro ogni gioco di forza interno, bisogna rendere atto del piccolo 'capolavoro politico' di Brenda Barnini. Al netto della valutazione sull'operato del sindaco, su cui ognuno può avere diverse opinioni, quella che segue è una valutazione specificamente di strategia politica: il sindaco uscente ha prima di tutto sfruttato l'ampio potenziale derivante dal suo ruolo coronando i cinque anni di governo con una serie di opere pubbliche e di progetti approvati che sono indiscutibilmente un valore aggiunto per la città, ma anche un patrimonio elettorale nelle  mani del primo cittadino che forse ha fatto in modo di raccoglierne i frutti a ridosso delle elezioni, presentando in pompa magna una lista fittissima di cose fatte una dopo l'altra. Barnini ha inoltre incassato i favori del mondo dell'industria e del commercio, a partire dalle associazioni di categoria, con cui ha fin da subito avviato un solido dialogo ricevendone in cambio il supporto in molti casi pubblicamente espresso. Gli eventi cittadini, a iniziare dal Natale, hanno nuovamente dato visibilità all'opera del sindaco, nonché ampliato i rapporti con le associazioni di commercianti. Ma il vero colpo di coda della Barnini è stato quello di comprendere il momento storico, capire che era il tempo per cercare a sinistra di coprire quel fianco scoperto negli ultimi anni: così invece di irrigidire le proprie assoldate posizioni, si è in un certo senso 'smarcata' dalla pesante presenza del PD 'in secca' puntando la sua campagna elettorale sulla sua persona e non sul simbolo, poi ha fin da subito cercato legami con quell'area alla sua sinistra, prima con l'esperienza di Fabrica Comune, poi con singoli elementi di spicco in un lungo corteggiamento conclusosi con il 'patto del sigaro' con Marconcini e la creazione della lista Radici&Futuro. Quest'ultima dà di fatto al mondo della sinistra un contenitore anche formale per raccogliere un'alternativa, per giunta nel pieno dell'emotività suscitata dall'ambientalismo di Greta Thunberg, legandovi anche un'anima ambientalista. (Per dovere di cronaca, si segnala che è presente anche un'altra 'green', Empoli Ambientalista in appoggio a Beatrice Cioni che fin da subito a puntato molto su questo profilo politico, NdR). Infine Barnini ha da sempre strizzato l'occhio alle associazioni antifasciste, facendosi alfiere di un antifascismo a volte un po' di maniera, ma profondo e culturalmente radicato che con l'avanzare della destra si è dimostrato anche un formidabile propellente elettorale capace di raggruppare intorno a sé un certo elettorato spaventato dalla destra. Il sindaco uscente ha comunque mantenuto il suo profilo politico 'centrista' e addirittura sembra che quella parte di destra che non sta con Poggianti, minoritaria precisiamolo, possa scegliere in silenzio proprio Barnini.

Questa è la teoria, ma la politica resta pur sempre quella roulette evocata all'inizio, un gioco d'azzardo in cui si scommette fiche su numeri considerati 'buoni', ma alla fine a scegliere non sono né il croupier, né i giocatori, né la matematica. Buona campagna elettorale a tutti.

Giovanni Mennillo



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