
Morì mentre era in gravidanza ma ora emergono retroscena inquietanti per un caso avvenuto a Careggi (Firenze) il 13 febbraio 2013. La vittima, una puerpera 30enne alla 27esima settimana di parto, poteva essere salvata: una somministrazione di terapia antitrombotica avrebbe potuto ridurre del 60% il rischio di decesso post-operatorio.
Questo è quanto avrebbe stabilito l'incidente probatorio chiesto dal pm di Firenze Angela Pietroiusti e già effettuato,nell'ambito di un'inchiesta dedicata dalla procura di Firenze alla vicenda. Al momento sette medici sono indagati, tra cui due anestesisti, un gastroenterologo, il chirurgo che operò la paziente e due ginecologi.
La donna, obesa e con vari problemi di salute, sarebbe deceduta per una trombosi venosa sviluppatasi a seguito di un intervento di colecistectomia. Secondo l'accusa non le sarebbe stata somministrata la terapia antitrombotica, prevista invece dalle linee guida. I medici, sempre secondo il pm, avrebbero inoltre compiuto un'ulteriore violazione delle linee guida prevista dalla Regione Toscana secondo le quali la decisione di non somministrare questo tipo di terapia deve essere motivata con una relazione 'ad hoc', che invece non sarebbe stata redatta.
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