
Cara Sandra, stamattina, pedalando ho letto il triste annuncio della scomparsa di tuo padre Mauro. Ho preferito rinviare le solite incombenze e continuare a pedalare. La morte dell’architetto Mauro Ristori mi spingeva a riordinare la memoria di quei decenni di vita che intorno al Comune e per la nostra città ci aveva fatto incontrare e conoscere e stimare pur con funzioni e ruoli diversi e fatto lavorare assieme. Non saprei immaginare quegli anni senza la presenza dell’Architetto, di Mauro, della sua completa dedizione al lavoro di progettazione e realizzazione di innumerevoli opere pubbliche, necessarie per la vita civile di una città. Cosa dire di Lui? Provo a immaginare e scrivere delle parole per i suoi nipoti, per i vostri figli Duccio e Giada. Direi loro che la Città contiene tante idee ed opere del loro nonno. Opere che dovevano diventare priorità di scelte politiche e finanziarie. Trovare nei sindaci e negli amministratori comunali la condivisone e la spinta a materializzarsi. Dagli asili nido, alle scuole materne, elementari, alle medie, ultima in ordine di tempo la Vanghetti. Campi da tennis, palazzetti dello sport, impianti di calcio, lo Stadio. Mauro conosceva e studiava la Città, la nostra e vostra città. Città nel suo essere contenitore possibile di civiltà urbana. Nel suo lungo divenire fatto anche di ferite da storicizzare conoscendo e leggendo la fisicità di questa città, senza supponenza, ma avendo la volontà di innovarla ed arricchirla di funzioni e servizi che nel tempo di vita delle donne e degli uomini, richiedono adeguamenti e modifiche, consapevoli che pure l’edificato si mantiene e si modifica secondo i bisogni. Il recupero dell’ex Convento degli Agostiniani, il recupero della ex Taddei zona Fiascaie, le residenze, due residenze, per persone non autosufficienti, luoghi originali di venti posti per non smarrire l’umanità di un servizio che si svolge spesso fra cittadini impossibilitati a qualsiasi loro autodifesa. A Duccio e Giada parlerei di un’altra grande opera pensata, progettata e realizzata nel corso degli anni necessari per le casse comunali e per l’oggettività dell’opera. Parlerei loro del Parco di Serravalle, del mio ricordo di Mauro entusiasta, emozionato, all’inizio, prima di cominciare, quando vide
il disegno di Virgilio Carmignani, un rendering scaturito dal progetto e dai colloqui fra loro. Racconterei di una opera molto ambita dall’architetto Mauro Ristori e dagli amministratori comunali. Un’opera non compiuta. Pensata progettata, ma che ha visto realizzarsi solo, il primo lotto, il parco di Bisarnella. Entusiasmo anche allora, ma pure delusione. Come non riuscire a fornire alla città un Teatro degno di questo nome? Con rammarico ci siamo fermati al plastico del Teatro. Più di questo non riuscimmo a creare non per colpa dell’architetto. Ed una città è meno città senza un teatro degno di questo nome.
Mauro mi ha fatto conoscere e rispettare il verde, conoscere i nomi delle piante. Chiedevo informazioni su un albero, su di una foglia per risalire a denominazioni precise. Lo cercavo e gli mostravo la foto o l’oggetto botanico a me ignoto. Pochi anni fa grazie a lui ho saputo il nome di quella serie di alberi che lungo la ciclabile mi accompagnavano: Broussonetia papyrifera, Gelso della carta. Ancora pedalando sotto queste sentinelle ombrose rivedo quel suo appunto che mi fece avere.
Cara Sandra, un abbraccio a tutti voi
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