
La famiglia di Napoleone Bonaparte era originaria di San Miniato? Il dibattito si è aperto nel corso del consiglio regionale della Toscana nella quale si è stanziato dei fondi per celebrare i grandi toscani. A porre il dubbio la consigliera regionale Monica Pecori del gruppo misto/Tpt. Non si è fatta attendere la risposta del sindaco di San Miniato Simone Giglioli che su facebook ha parlato di "documenti storici" che attestano questo fatto. Ecco la spiegazione di Giglioli:
San Miniato è la Città di provenienza della famiglia di Napoleone Buonaparte e a dirlo sono i documenti storici e non falsi miti o suggestioni.
La consigliera regionale Monica Pecori del gruppo misto/Tpt questo lo ha messo in dubbio e allora mi corre l’obbligo di fare alcune precisazioni storiche.
Il canonico Filippo Buonaparte, zio di Napoleone, risiedeva a San Miniato nell’attuale Palazzo Formichini, oggi sede della Crédit Agricole, nel cuore del nostro centro storico. Il 2 luglio del 1796 Napoleone, impegnato nella presa di Livorno, si spostò verso San Miniato per fare visita all’anziano zio, come ricordato in un numero della Gazzetta Toscana, edita proprio a San Miniato, e in un quadro di Egisto Sarri (di proprietà della banca e conservato appunto a Palazzo Formichini assieme al bozzetto preparatorio), in cui il condottiero corso entra a cavallo in Città, con l’inconfondibile sagoma della Torre di Federico II sullo sfondo. Le fonti locali tramandano addirittura una visita del giovane Napoleone già nel 1778, quando il futuro imperatore e suo padre sarebbero venuti in Toscana alla ricerca della documentazione attestante le origini nobiliari della famiglia, necessaria per l’ammissione di Napoleone nel prestigioso collegio militare di Brienne, ammissione che poi lo ha fatto diventare il condottiero che tutti conosciamo.
All’Accademia degli Euteleti è inoltre conservata la maschera funeraria di Napoleone, tutt’oggi visitabile. I riferimenti storici che ho fatto sono solo una piccola parte e su questi non c’è da dubitare ma, semmai, da documentarsi, proprio attraverso fonti autorevoli, senza strumentalizzare questioni storiche per contestare un bando regionale che, invece, dà la possibilità a Città come la nostra di approfondire gli studi in tal senso e promuovere la ricchezza storica di cui disponiamo.
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