Se ne va un pezzo di Storia: è scomparsa Vera Michelin Salomon

(foto da Facebook)

Una brutta notizia scuote Empoli e non solo: è scomparsa Vera Michelin Salomon, presidente onoraria dell'ANED e iscritta all'ANED empolese. Aveva novantasei anni, era nata a Carema in Piemonte ma era legata indissolubilmente alla Toscana e a Empoli, dato che si era trasferita a Lucca e sovente visitava l'Empolese Valdelsa.

Caduta in casa, era stata ricoverata per la frattura di un femore e operata d’urgenza. Successivamente le sue condizioni si sono rapidamente aggravate fino a condurla alla morte, domenica 27 ottobre all'ospedale San Luca di Lucca. Lascia la figlia Chiara e la famiglia alla quale giunge il cordoglio di tutta l’amministrazione comunale di Empoli.

Attivista antifascista, durante la Seconda Guerra Mondiale è stata deportata prima a Dachau e poi ad Aichach e in seguito ha raccontato sempre con forza e commozione quell'esperienza, diventando un esempio di memoria che in molti stanno salutando in queste ore sui social. Negli ultimi anni ha partecipato a molti incontri nelle scuole empolesi, parlando con gli studenti e raccontando la sua esperienza di deportata.

In molti la stanno ricordando sia con note sia con post sui social.

Barnini: "Senza di te e Del Sordo sarà difficile"

"Una settimana abbiamo salutato Dario Del Sordo. Oggi ci tocca piangere la scomparsa di Vera Salomon. Fare senza di voi e il vostro esempio sarà difficile, dovremo impegnarci ancora di più perché i valori di solidarietà, libertà e democrazia non scompaiano dalla nostra società" è il commosso ricordo di Brenda Barnini, sindaco di Empoli.

Prosegue Barnini: "Come tutti gli altri che se ne sono andati in questi ultimi mesi, Vera rappresentava la passione per la libertà, era lei stessa testimonianza. E il fatto che avesse vissuto quel terrore e quella sofferenza con la sensibilità di donna la rendeva ancora più comunicativa ed efficace nel raccontare la sua esperienza.  Ho avuto la possibilità di ascoltare le sue parole e tutta l’energia che metteva nel trasmettere ai nostri ragazzi la brutalità del male e l'odio per l'indifferenza. Adesso ancora di più tocca a noi andare avanti e difendere libertà e giustizia. Un altro pezzo della storia della democrazia italiana se ne va, chi resta deve ancora di più raccogliere la sua testimonianza e farsene portavoce".

Mantellassi: "Vera Michelin Salomon punto di riferimento"

"Vera era un punto di riferimento per tutti noi. Più volte è venuta da noi ad Empoli – ha raccontato Alessio Mantellassi, presidente del Consiglio Comunale di Empoli e fino a qualche mese presidente della Sezione Aned locale -. Era con noi nel momento della consegna della Medaglia d'Oro al Merito Civile ed era con noi in occasione di numerosi incontri nelle scuole. La sua è una storia di coraggio, di scelte nette che la portarono ad essere partigiana e che gli causarono la deportazione. Vera ha sempre  creduto nel valore del racconto e della testimonianza trasmettendo una particolare dolcezza mista a una caratteristica determinazione. Rimarrà nella nostra testa e nel nostro  cuore".

Monica Barni: "Non la ringrazierò mai abbastanza"

"Non la ringrazierò mai abbastanza" commenta la vice presidente ed assessore alla cultura della Toscana, Monica Barni. "Il sorriso e la preziosa lucidità di Vera ci mancheranno moltissimo, a noi che l'abbiamo ascoltata sul treno della memoria o dal palco del Mandela Forum per il giorno della memoria" commenta ancora Barni. "Vera - aggiunge - è stata capace sempre di trasmettere il coraggio, la forza e l'apertura della mente e del cuore. Testimone della deportazione politica, è stata un grandissimo esempio di vita e di lotta contro l'ingiustizia".

A chi nel 2015 la intervistò nel suo appartamento romano prima della partenza del treno, apparecchiando la tavola di fogli ingialliti che ripercorrevano la storia del processo sommario subito e la prigionia in un carcere duro in Germania, ammoniva che "occorre prima di tutto studiare, essere curiosi e sapere in che mondo si vive". "Rinchiudersi anche solo con una cuffia per ascoltare la musica mentre sei sull'autobus è il primo sbaglio – diceva, lucida di fronte ai pericoli dell'indifferenza e del pregiudizio – Poi se uno sa, non può che comportarsi di conseguenza". Aveva diciotto anni quando nel 1941 arrivò a Roma dalla provincia piemontese, tradizioni valdesi e figlia di pastori protestanti dell'Esercito della Salvezza, desiderosa di autonomia. Tre anni più tardi fu arrestata per Resistenza non armata, colpevole di aver distribuito volantini contro i tedeschi e il regime. Deportata politica nella prigione di Stadelheim vicino a Monaco di Baviera, dopo una sosta nel lager di Dachau, e poi nel carcere duro di Aichach.

Ai ragazzi toscani si racconta nel 2018 come una ribelle mai pentita. Certo il ritorno a casa non fu facile. "Fu deludente - ricordava - , perché gli italiani non avevano molta voglia di sapere ciò che avevamo vissuto. C'era un muro che mi divideva dagli altri". Poi l'incontro con l'Archivio diaristico nazionale di Tutino, lei che forse non a caso aveva scelto di fare la bibliotecaria, e quindi il nuovo impegno civico sul fronte della memoria, in ultimo presidente dell'Aned di Roma dal 2009 e presidente nazionale onorario dal 2016.

Da qualche tempo Vera si era trasferita a Lucca. Ed è lì che ieri, il 27 ottobre, si è spenta, in ospedale. "Viviamo in una dittatura collettiva?" le chiesero a Cracovia nel 2017 i ragazzi toscani. Domanda difficile. "La democrazia – risposte - va conquistata e difesa giorno dopo giorno. Anche oggi. Bisogna informarsi, sapere le cose, comprendere la realtà che ci circonda". Un insegnamento che ci lascia.

Alessandro Tambellini, sindaco di Lucca: "Vengono a mancare i nostri anziani, testimoni dell'antifascismo e della resistenza"

"È un elenco che si allunga – quello degli scomparsi - e che ci rende tutti più tristi e più poveri. Uno a uno, anno dopo anno vengono a mancare i nostri anziani, testimoni diretti della guerra, dell’antifascismo e della Resistenza.

Anima attiva dell’antifascismo romano, che ha posto le premesse per il riscatto dopo il disastro della guerra, Vera fu arrestata dalle SS e condotta nella prigione di via Tasso, la stessa in cui fu rinchiuso anche Guglielmo Petroni, che raccontò il periodo della Liberazione in quell'insuperato libro sulla Resistenza che è Il mondo è una prigione. Vera fu poi trasferita a Regina Coeli dove fu testimone degli ultimi momenti di vita dei detenuti poi trucidati alle Fosse Ardeatine. Fu quindi deportata in Germania nel carcere di Aichach, fino alla Liberazione, che avvenne poche settimane dopo l'apertura del campo di Dachau.

Vera era una donna libera, moderna, visionaria nel suo guardare al futuro e ai giovani. Impegnatissima nell’opera di attualizzazione della memoria e della verità senza retorica di cui era stata testimone, come presidente dell’Aned, l’associazione nazionale degli ex deportati, di Vera mi ha colpito la passione per la libertà, che le animava gli occhi e lo spirito di giustizia che la pervadeva. La sua stessa vita è l’esempio più vivido di cosa significhi lottare per un ideale, per un mondo più giusto e più libero: una convinzione ostinata che ha attraversato tutta la sua esistenza e che arriva a noi come un testimone da ricevere e da portare avanti. Per noi stessi, per gli altri, per quell'ideale che è rimasto intatto, di un mondo più libero e più giusto, in cui a tutti sia riconosciuta pari dignità umana e civile.

Pensando a Vera, sono vicino alla famiglia in questo momento doloroso per loro, per noi".

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