Nessuna perizia sul Dna delle vittime della Strage di Bologna

Nessuna perizia sul Dna delle vittime della Strage di Bologna. La decisione è stata annunciata oggi dal presidente della Corte d'Assise, Michele Leoni che ha spiegato che "la perizia sul Dna delle presunte spoglie di Maria Fresu non ha dato esiti univoci e sicuri quali ad esempio la riconducibilità di tali resti a una sola persona" e di conseguenza "l'eventuale espletamento di altre perizie sul Dna porterebbe comunque a un binario morto". A sollecitare le perizie delle altre vittime accertate era stato il legale dell'ex Nar Gilberto Cavallini, imputato per concorso nella strage del 2 agosto 1980, che aveva lasciato intendere che "per illuminare le zone d'ombra del processo, se qualcuno volesse estendere a quelle sette persone l'esame del Dna, noi appoggeremmo la richiesta". La Corte ha rigettato, disponendo l'acquisizione delle ricognizioni cadaveriche fatte all'epoca sulle vittime.

La consulente di parte civile Susi Pelotti aveva sottolineato che sui resti riesumati "non c'è una certificazione dei reperti", quindi "il Dna estratto non appartiene a Fresu, ma non possiamo sapere da dove provengano quei frammenti". L'esperta del Ris di Roma, Elena Pilli, che ha redatto la perizia sul Dna sui resti riesumati, ha spiegato di "non avere contezza di come siano stati conservati i reperti" aggiungendo di non credere che nel 1980 questa conservazione venisse fatta con la stessa cura con cui viene fatta ora.

In un passaggio dell'ordinanza letta dal presidente della Corte d'Assise si dice che "qui non si versa in un giudizio di revisione e i giudici del dibattimento fondano il proprio giudizio su elementi di prova concreti. Al momento eventuali ipotesi, puramente astratte, relative all'esistenza di vittime non identificate vanno correttamente rappresentate ad una autorità inquirente". Il presidente ha invitato quindi chi è convinto che tra le vittime ce ne sia una non identificata, quindi una 86esima, ad andare in Procura per chiedere che si indaghi su questa ipotesi.

Su eventuali inquinamenti delle prove, Leoni ha ricordato che "l'immediato contesto post-strage era uno scenario apocalittico", fatto di "una mescolanza di corpi e macerie", dunque "sarebbe stato impossibile individuare e selezionare un corpo da far sparire", e "in via logica non è ragionevole ipotizzare l'organizzazione di un inquinamento delle prove estemporaneo e immediato a seguito di un evento del tutto accidentale e quindi non assolutamente preventivato".

Il processo riprenderà il 13 novembre.

 

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