Vibac, Rossi a Vinci: il dramma di 120 lavoratori "in sospeso nel vuoto"

Si parla non a caso di tragedia di dramma personale e familiare, di una situazione inconcepibile e insostenibile. La vicenda della Vibac di Mercatale di Vinci sta finendo sul tavolo della regione e per lunedì è prevista una riunione al tavolo con i sindacati e i rappresentanti delle RSU. Ma oggi è un giorno speciale. Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi è infatti presente all'assemblea dei lavoratori per dire la sua e ascoltare le testimonianze dei 120 che rischiano la messa in mobilità e la chiusura dello stabilimento . A fianco a lui Giuseppe Dentato, rappresentante Filctem Cgil, che incita le maestranze a non mollare proprio ora nonostante le difficoltà e il senso di smarrimento che caratterizza ognuno dei lavoratori. "Ho sentito dire che c'è chi ancora non ha avuto il coraggio di raccontare questa vicenda a casa - spiega Dentato -, questo non è concepibile".

Fuori dai cancelli i cori e le grida sono tante, ma quando si chiedono dettagli sulla propria situazione personale non mancano le lacrime. Il sindaco di Vinci Giuseppe Torchia, affiancato dai colleghi dell'Empolese che lo supportano a livello di Unione dei Comuni questa vicenda, ha chiesto che l'azienda venga a parlare di persona a qualsiasi tavolo e che, essendo una multinazionale, prosegua non chiudendo lo stabilimento di Vinci ma rivedendo la sua posizione a livello complessivo, con la solidarietà di tutti i lavoratori a livello nazionale.

Nei corridoi delle stanze vuote dell'azienda è vicino i macchinari echeggia il senso di smarrimento dopo che nel 2011 ci fu il passaggio all'interno della multinazionale Vibac. Un anno e mezzo fa la riorganizzazione e ristrutturazione dell'azienda venne fatta attraverso il concreto sostegno dei lavoratori che seguirono l'azienda in vista di un rilancio. Dietro la sigla Vibac come fu per la Bekaert non c'è solo un acronimo per indicare il tipo di lavorazione e di prodotto finito punto.

C'è invece tutto un mondo di famiglie di vite al momento sospese nel vuoto, come ha affermato il presidente Rossi, che chiedono una risposta e lo fanno tutti insieme. Rimane lo sconforto per il comportamento assunto dai vertici dell'azienda, che senza parlare di persona ma con una lettera, ha voluto informare di una decisione così importante è drastica . Il fatturato dell'azienda di Mercatale è di 50 milioni di euro ed è anche grazie a tutti 120 lavoratori se ogni anno è riuscita a entrare in questi grandissimi numeri, spiega Dentato. Non finisce certo qui, ma la vicenda dovrà avere rilievo nazionale e dovrà essere sulla stampa ogni giorno per dare un esito favorevole ai lavoratori e alle loro famiglie.

Le parole di Enrico Rossi

"Credo che il nostro obiettivo debba essere innanzi tutto quello di aprire un dialogo con l’azienda, capire le ragioni che hanno spinto l’azienda a fare questo passo e avere come obiettivo la non chiusura dello stabilimento. Quindi a partire dai prossimi giorni proveremo a fissare un incontro, investiremo anche il governo nazionale. Un lavoratore mi diceva che i prodotti di quest’azienda non stanno fuori mercato mi diceva che c’era un fatturato alto e quindi la possibilità di discutere su come mantenere l’attività produttiva. Bisogna sapere che poi in Toscana i sindacati sono sempre stati disponibili a trovar le soluzioni. Il nostro auspicio, lavoreremo perché il tavolo in azienda si possa costruire, si possa aprire un confronto che coinvolge anche i governi nazionali".

A questo tavolo sarà possibile mettere al primo punto il passaggio dalla messa in mobilità, che significa stipendio zero, almeno alla cassa integrazione straordinaria per cessazione attività?
"Con la Bekaert ci siamo riusciti, adesso vediamo cos’hanno da dirci i lavoratori e li ascolteremo. Questo significa che ci sarebbe in campo un ipotesi di reindustrializzazione, ma prima di parlare della reindustrializzazione cerchiamo di capire come mai uno stabilimento che mi dicono produttivo, mi dicono avere un fatturato alto, viene chiuso improvvisamente cogliendo un po’ tutti di sorpresa, quindi io non ho un atteggiamento come dire di avversità, voglio prima di tutto partire da una posizione di dialogo con i titolari dell’azienda, mi dicono essere una famiglia e vedere cosa si può fare e quali strade si possono perseguire per mantenere l’attività produttiva e non chiuderla e per mantenere quanto più possibile anche i posti di lavoro".

Secondo lei è possibile tornare indietro da questi metodi duri di chiusura da un giorno a un altro?
"Sarebbe opportuno che la legislazione nazionale prima di arrivare a questi metodi che fanno sentire i lavoratori come avere sulla testa una spada di Damocle, ci fossero dei passaggi preventivi. Sono atti forti che colpiscono famiglie, territorio. In una società aperta e dialogante, dove tutti hanno diritto di essere considerati di più come persone, l’azienda e l’impresa sono comunità, di capitali, di lavoro, di intelligenze, di imprenditori che fanno scommesse. Non si può trattare una parte in maniera così poco rispettosa. Ciò detto penso che ci siano state delle ragioni, si tratta di capirle, e non è un problema dell’imprenditore semmai è un problema di legislazione nazionale".

La vicenda Vibac in breve

A dirlo è il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, nel corso dell’assemblea, tenutasi nel locale mensa della Vibac (ex Syrom) di Mercatale di Vinci, azienda multinazionale attiva nella produzione di nastri adesivi, che mercoledì scorso, 22 gennaio, ha annunciato la chiusura dello stabilimento toscano e la messa in mobilità di 120 lavoratori, che rivivono l’incubo di 9 anni fa: nel 2011 la fabbrica ha potuto continuare l’attività grazie all’intervento del gruppo leader nel settore del packaging adesivo con altri 4 stabilimenti in Italia (ad Alessandria, Termoli, L’Aquila e Potenza), uno acquisito recentemente in Serbia, due in Canada e uno in Sud Africa. La recente chiusura è stata disposta per motivi di sicurezza dalla dirigenza aziendale, impedendo al personale di entrare in fabbrica.

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Elia Billero



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