
Purtroppo dobbiamo tornare tristemente sulla vicenda della vertenza "Vibac" di Vinci, dopo il nuovo incontro avvenuto mercoledì 26 febbraio al Ministero dell'Industria e Sviluppo Economico (MISE) tra Ministero, Regione e Sindaco di Vinci, le Organizzazioni Sindacali CGIL, CISL, UIL e la Proprietà della VIBAC S.p.A., assistita dai propri consulenti.
Come era facile immaginare, la Proprietà ha ritrattato tutto quanto promesso una settimana fa proprio al MISE e cioè: ritiro della procedura di mobilità e, di concerto con istituzioni e parti sociali, la messa in campo di ogni strumento ed ogni sforzo per il rilancio dello stabilimento di Vinci.
Constatiamo senza sorprenderci che il Presidente della società ha oramai perso ogni credibilità, per il modo con cui si è approcciato a questa vicenda, facendo partire la lettera di inizio procedura di mobilità senza aver aperto un tavolo di confronto coi lavoratori e il Sindacato, e avendo preso nei due incontri al Ministero, nel giro di una settimana, due posizioni in totale contrasto fra loro, dicendo al primo incontro di essere disponibile al ritiro della mobilità e ad un rilancio dello stabilimento vinciano mentre al secondo, appena una settimana dopo, dichiarando di non voler ritirare la procedura e quasi accusando le controparti di non averlo capito o aver travisato le sue intenzioni.
Di sicuro oltre alla perdita della sua credibilità (sia come persona che come imprenditore) va denunciato il fatto di come questo individuo si stia prendendo gioco dei suoi 120 dipendenti in primis e delle istituzioni tutte, dimostrando quindi una totale mancanza di rispetto verso le controparti e gli interlocutori istituzionali.
Ma le responsabilità non ricadono solo sulla sua testa. Va considerata la politica fatta dai Governi, in special modo degli ultimi vent'anni, da Monti a Renzi passando per tutto il resto della compagnia cantante, di Centrosinistra e di Centrodestra: le cosiddette tutele crescenti, l'abolizione dell'articolo 18, il Jobs Act, ecc., la solerte esecuzione di tutti i dettami UE e BCE, senza mai voler prendere in considerazione le misure previste dalla Costituzione di nazionalizzazione delle attività ove queste risultino in crisi o fuori controllo, hanno lasciato agli imprenditori una libertà d'azione pressoché completa ed oggi, se la mano ed il pugnale di questi sono insanguinati, le colpe vanno ricercate anche in chi quella mano ha armato.
Fatto è che con le regole date, un soggetto come Piero Battista (e ce ne sono tanti in giro) può fare il bello e cattivo tempo come e quando gli pare, può decidere di fare e disfare senza dover rendere conto a nessuno: né alle persone, né ai territori o agli Enti Locali i quali, oramai, non hanno quasi nessun mezzo per affrontare questo potere e questa arroganza.
Siamo ovviamente a fianco dei 120 lavoratori e auspichiamo che le istituzioni elettive possano tornare a svolgere il loro ruolo costituzionale di programmazione e controllo delle attività produttive private.
Chiediamo a Governo ed Enti Locali di mettere in campo senza se e senza ma ogni forma di contrasto e pressione affinché questa vertenza venga ricondotta nel solco del rispetto dell'interesse della collettività e si arrivi a un risultato positivo per i lavoratori, le loro famiglie e le comunità locali interessate.
PARTITO COMUNISTA ITALIANO - SEZIONE EMPOLESE VALDELSA
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