
In questi giorni è andata in consiglio comunale l’approvazione del piano attuativo relativo al PUA 12.13 quello che prevede il raddoppio della superficie attualmente occupata dalla ditta Zignago Vetro con la realizzazione di ulteriori due capannoni ciascuno avente superficie di 30.000 mq ed altezza di circa 11,70 metri sull’attuale piano di campagna da costruire nell’area che dall’attuale complesso va verso la via Val d’Elsa e quindi verso l’abitato.
A prescindere dall’evidente impatto ambientale costituito dall’occupazione di 6 ettari di suolo agricolo che, come più volte evidenziato, erano un utile cuscinetto tra la fabbrica e la residenza, preme sottolineare come, nella documentazione in adozione, non ci sia traccia di un vincolo finalizzato affinché tale intervento non sia causa di un aggravio del quadro emissivo già fortemente compromesso nella zona.
Infatti è chiaro e apertamente dichiarato che tale incremento edificatorio è finalizzato a creare due nuovi magazzini che, tra gli altri, andranno a sostituire anche alcuni magazzini esistenti nell’area attuale. Proprio in questa area dismessa, sarà realizzato un terzo forno, è quindi evidente come consentire questa nuova edificazione comporti dare possibilità alla Zignago di fare un terzo forno fusorio.
Eppure la stessa scheda norma alla lettera h) degli Elementi Prescrittivi riporta testualmente “La nuova edificazione, non dovrà aggravare il quadro emissivo”: Questo come conclusione di un procedimento di verifica ambientale nel quale molti enti hanno riconosciuto che questo intervento che ha consentito l’edificazione in un territorio agricolo fuori del perimetro urbanizzato avrà un notevole impatto ambientale.
La stessa ARPAT, in un parere tecnico del luglio 2023, segnala che il terzo forno comporterà un incremento delle emissioni in atmosfera, con valori fino a tre volte superiori per gli ossidi di azoto (NOx) rispetto alla situazione attuale e una significativa presenza di Cromo VI, altra sostanza classificata cancerogena. Lo stesso documento evidenzia che l’introduzione del nuovo forno comporta un aumento complessivo del carico emissivo e che la valutazione sul rischio derivante dal Cromo VI resta una questione aperta che merita particolare attenzione sanitaria e ambientale.
Come da noi richiesto più volte l’adozione di questo piano attuativo doveva essere condizionata, nel rispetto della previsione della norma, al compimento di una procedura che garantisse il non aggravio del quadro emissivo quale:
1. Installazione di un sistema di monitoraggio dello stato emissivo attuale più volte richiesto anche da ARPAT e mai realizzato
2. Intervento di miglioramento dello stato emissivo attuale mediante l’innovazione dei due forni esistenti dotandoli di abbattimento delle emissioni con opportuni sistemi di filtraggio
3. Realizzazione di un nuovo forno dotato di tutti gli accorgimenti e sistemi di filtraggio che garantissero un sistema emissivo complessivo dei tre forni almeno non peggiorativo di quello attuale.
Quello che sta accadendo è inaccettabile, pur conoscendo il reale obiettivo dell’impresa, si fa finta di non sapere scrivendo che le uniche emissioni di questo intervento sono quelle di cantiere, e si continua a non tutelare la salute dei cittadini.
Comitato Trasparenza per Empoli
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