Sempre meno verde in Toscana: dimissioni ed espulsioni nelle file della Lega

Dall'assalto rampante alla 'roccaforte rossa' al fuggi fuggi generale: sa proprio di 'ritirata' la parabola della Lega in Toscana. Dopo il boom delle Europee con il 31% e il miraggio di una regione dipinta di verde alle Regionali 2020, il partito cade letteralmente a pezzi, anzi li perde. Oltre al calo di consensi, sono molti i cambi di casacca di esponenti del partito regionale e locale, sintomo di uno scollamento tra base e direzione che sta diventando endemico nella regione.

Sembrano davvero lontani, insomma, i tempi in cui la "paura dei verdi" si aggirava tra i corridoi del PD, costringendo i democratici a fare il giro delle sette chiese per elemosinare liste di coalizione da mettere sotto la gamba del tavolo-Giani. A distanza di un anno dalle Regionali, il partito è passato dall'autoinvestitura a leader della coalizione a coinquilino da evitare quando passa dal pianerottolo. E nel condominio del centrodestra qualcuno sta pensando a cambiare amministratore.

Tra le prime dimissioni quelle di Samantha Latona a Vicchio nel febbraio 2020, e di Massimiliano Baldini, responsabile provinciale Enti Locali di Lucca e candidato al Consiglio Regionale della Toscana, nel settembre 2020 all'indomani delle elezioni; poi le dimissioni ad ottobre di due consiglieri comunali a Figline e Incisa Valdarno, le espulsioni decise dal commissario provinciale a Collesalvetti, e l'addio dei consiglieri Scarascia e Niccolini a Rosignano. Nel febbraio 2021 l'uscita dalla Lega dell'ex segretario aretino Nicola Mattoni, passato in FdI. Scossoni anche nel gruppo pisano, con l'uscita dalla Lega di Emanuela Dini nel novembre del 2021, avvenuta dopo l'uscita datata 2019 di Manuel Laurora, passato al gruppo misto dopo essersi alzato durante il minuto di silenzio in ricordo delle vittime della Shoah e poi allontanatosi dalla maggioranza cdx in cui era rimasto ne 2021. Anche a Ponsacco qualche settimana fa i 5 consiglieri della Lega sono passati al gruppo misto in disaccordo con le misure del Governo Draghi.

Una vera e propria tempesta si è abbattuta sul fiorentino negli ultimi mesi: nel settembre 2021 le dimissioni del consigliere comunale Asciuti per le sue posizioni No-Vax, anche se da tempo era in conflitto con il capogruppo Federico Bussolin; poi le espulsioni dei consiglieri comunali Cocollini e Montelatici e di Passeri nel Q1, che ha lasciato orfano del Carroccio il quartiere più rappresentativo di Firenze. Contestualmente le dimissioni dal gruppo Lega anche del consigliere empolese Vittorio Battini. Si è dimesso anche il candidato sindaco di Barberino di Mugello alle ultime elezioni, nonché capogruppo in Consiglio Comunale, Giorgio Laici. Ma probabilmente le dimissioni più significative oltre quelle del capoluogo è quella dell’ex segretario provinciale Alessandro Scipioni, storico militante, capogruppo nella Metrocittà, candidato alle ultime amministrative a Vinci, passato a FdI. Il suo cambio di casacca ha portato anche alle dimissioni in blocco dell'intera opposizione a Vinci, quattro consiglieri che passano a FdI. Sempre nell'Empolese Valdelsa sembra che anche Emmanuele Nencini e Stefano Giannoni, rispettivamente capogruppo della Lega nell'Unione dei Comuni dell'Empolese Valdelsa e consigliere comunale a Certaldo, stiano per formalizzare l'addio al Carroccio perché non più in sintonia con la linea del partito.

Le motivazioni degli addii sono varie, da inaccoglibili posizioni No-Vax o razziste a disaccordi sulla linea di governo a livello regionale e nazionale, fino a motivi strettamente personali. La sensazione, però, è che qualcosa nei meccanismi del partito si sia inceppato.

Certamente a qualcuno deve aver creato un certo disorientamento passare dai toni rampanti del salvinismo scatenato al 'silenzio di maggioranza' sotto le ali del pacificatore Draghi. La Lega che faceva sventolare bandiere e suonava la carica, si ritrova vestita da mediatore, confrontandosi con l'impaccio di dover riportare all'unisono ogni rumore di sottofondo. Da qui le espulsioni, da qui quella critica alla "poca comunicazione con la base" di cui si è recentemente lamentato l'ex segretario Scipioni. Un certo disorientamento deve aver anche creato il fatto che un partito il quale raccoglieva tradizionalmente sentimenti di protesta, proprio nel momento in cui questi sono alimentati dalle restrizioni pandemiche, abbia scelto un ruolo in sordina.

Infine la Lega, un partito che è stato costruito in forma piramidale, deve oggi fare i conti con una evidente crisi di leadership: intorno a Matteo Salvini si stanno affilando le armi per scalzarlo dai vertici nazionali con una buona parte della dirigenza toscana che appoggia gli sfidanti, mentre poco felice è stata la scelta di Susanna Ceccardi di lasciare orfano il partito che poco prima aveva portato fin sotto le mura della roccaforte rossa, preferendo Bruxelles alla Toscana. Quale sia invece il ruolo dello sconosciuto Commissario della Lega Toscana Mario Lolini e chi sia al timone della Regione è probabilmente una domanda a cui molti elettori leghisti non saprebbero rispondere.

Tutto questo ha portato un’emorragia di voti e di personale politico in una struttura già di per sé poco solida. In un certo senso la crisi attuale viene dal passato. Le Regionali 2020, infatti, avevano già mostrato chiaramente come la crescita esponenziale del partito non era stata adeguatamente seguita dalla formazione di una classe dirigente solida e strutturata. Si era puntato tutto sull'appeal del partito a livello nazionale, pescando qua e là esponenti che adesso, quando il carro del vincitore è rimasto con una ruota a terra, scendono e cercano nuovi mezzi di trasporto.

Che tutto ciò possa spiegare la dinamica in corso lo dimostra il fatto che molte delle dimissioni confluiscano in Fratelli d'Italia. Il partito di Giorgia Meloni da anni ormai ha autorevoli esponenti locali, una classe dirigente formata e inquadrata nel partito; è l'unico soggetto di minoranza del governo Draghi, il che offre una posizione privilegiata per raccogliere proteste e scontento; infine sta aumentando il consenso anche a livello nazionale, con una linea di partito chiara e un leader indiscusso.

Nonostante le funamboliche danze della pioggia, il 'vento del cambiamento' non ha mai soffiato in Toscana. Eppure il centrodestra ha dimostrato di essere un validissimo avversario della sinistra. Il caos nella Lega non deve essere frainteso come un arretramento della destra in Toscana, ma solo la conferma che i toni arrembanti non possono essere l'unico strumento di consenso, almeno non sempre. Il centrodestra cambia, e pur si muove...

 

Giovanni Mennillo

Tutte le notizie di GoBlog