
La coppia di Torino parla di "normalizzazione dell'ingiustizia": nonostante i documenti attestanti la disabilità sono stati costretti a pagare la tassa di soggiorno
Durante un soggiorno a Pisa per un intervento chirurgico, due cittadini di Torino con disabilità riconosciuta, denunciando "l'ingiustizia" di pagare la la tassa di soggiorno, nonostante non fossero "a Pisa per piacere, svago o turismo". "Raccontiamo questa vicenda non per spirito polemico, ma per difendere un principio fondamentale: la dignità delle persone con disabilità non è negoziabile", scrive la coppia nella segnalazione arrivata a gonews.it.
I due si trovavano in città per un intervento che rappresenta "un momento di forte vulnerabilità fisica ed emotiva". La priorità "non era visitare monumenti o godere delle bellezze artistiche, ma affrontare una situazione sanitaria delicata, fatta di esami, attese, paura e speranza".
"Entrambi - spiegano i due lettori - siamo titolari di verbali ufficiali di invalidità civile, riconoscimento di handicap, Disability Card Europea: documenti chiari, formali, validi che attestano una condizione non discutibile. Eppure siamo stati trattati come semplici turisti qualunque". La risposta ricevuta, però, si è ripetuta identica e inamovibile: "Il Comune prevede il pagamento della tassa di soggiorno per tutti: disabili, bambini, chiunque. Qui pagano tutti".
La richiesta è di "chiarezza normativa sull’applicazione della tassa di soggiorno alle persone con disabilità presenti per motivi sanitari; formazione e informazione per chi opera nelle strutture ricettive; pieno riconoscimento della Disability Card Europea; rispetto sostanziale, non solo formale, dei diritti delle persone con disabilità". Un'istanza necessaria, concludono, "perché una società si misura da come tratta i più fragili, non da quanto riesce a incassare da loro. Raccontiamo questa vicenda affinché nessun altro debba sentirsi invisibile, ignorato o discriminato mentre affronta una battaglia ben più grande: quella per la propria salute".
La coppia parla di "una normalizzazione dell'ingiustizia": "In alcuni casi ci è stato detto che quei documenti non servivano, in altri che non conoscevano la Disability Card, come se si trattasse di un'invenzione e non di un riconoscimento ufficiale europeo nato proprio per facilitare la mobilità e il riconoscimento della disabilità all'interno dell'UE". La richiesta di pagare la tassa nonostante il motivo sanitario del soggiorno è per loro un modo di dire "la vostra condizione non conta. Pagate e basta".
Secondo i due lettori "la tassa di soggiorno nasce per sostenere servizi legati al turismo e se applicata indistintamente anche a chi non è in città per turismo, perde ogni legittimità morale. Negare il riconoscimento della disabilità, ignorare documenti ufficiali, applicare regole in modo rigido e indifferente significa creare una discriminazione indiretta, subdola, ma profondamente lesiva. Una questione di civiltà, non di denaro".
La loro scelta di raccontare questa storia non è mirata al risarcimento economico, come specificano da subito: "La raccontiamo perché ciò che è accaduto non dovrebbe accadere a nessuno. A nessuna persona disabile. A nessuna coppia che affronta una malattia. A nessun cittadino che, già provato fisicamente e psicologicamente, si trova costretto a difendersi anche da un sistema amministrativo disumano".
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