"Matteo, Matteo" e ancora "Matteo": anche Empoli non è 'immune' al salvinismo

(foto gonews.it)

Per circa una mezz'ora nel centro di Empoli è rimbalzato tra i palazzi il grido "Matteo, Matteo, Matteo". Quel nome, scandito come  formula di un rituale politico, riassume più di ogni altra parola il comizio empolese del leader della Lega Matteo Salvini. È la coreografia di un progetto politico che collassa sull'individuo carismatico, è la trasformazione della politica in 'divismo'. Selfie e pose buffonesche da star di Hollywood sostituiscono i lunghi comizi programmatici, permettono di non agitare le coscienze con le complesse sfide della modernità, consentono di chiudere nel cassetto le vecchie ideologie, le scartoffie e i progetti comunitari che nessuno vuole sentire.

"Matteo, Matteo" è un programma politico, indica una guida ad una folla diseducata alla politica e disillusa da una classe dirigente che negli ultimi anni ha saputo solo generare improvvisati leader con le soluzioni in tasca. Salvini è solo uno di loro, uno dei tanti. Così anche a Empoli oltre 500 persone hanno acclamato il leader in un sabato mattina d'agosto, anche a Empoli in molti voteranno Lega. Chi continua con sgradevole paternalismo e retorica professorale a squalificarlo come 'populismo' forse non ha compreso i mutamenti politici degli ultimi venti anni, e forse ha dimenticato di aver eretto appena qualche anno fa le piramidi renziane nel deserto della sinistra post-ideologica.

Matteo Salvini, il 'Capitano', arringa le piazze offrendo soluzioni a buon mercato, si veste di abiti tribunizi e amoreggia con il pubblico presentandosi come uno di loro. È alla costante ricerca di 'identità negative' e nemici su cui imputare colpe sociali, legittima vizi e pulsioni ataviche, promuove l'individualismo sfrenato e il 'cattivismo', ma offre anche una dimensione collettiva (il popolo di Salvini) in cui assolversi. Infine alimenta quell'antistatalismo tutto italiano che piace sempre a tutti, quello che chiede forme di assistenzialismo e poi si lamenta delle tasse o dei sacrifici da fare per il paese. E a fare da collante di tutto il progetto politico è il carisma del leader a cui si dice: "Io ti voto, fai tutto tu!". Una semplificazione della democrazia, spacciata come un compimento di essa. Tutto ciò risulta tremendamente affascinante nella 'rossa' Empoli come a Pizzo Calabro.

Così quello che era stato presentato come un comizio a sostegno della candidata del centrodestra in Toscana Susanna Ceccardi si è svolto senza la Ceccardi, il programma ridotto ad un arringa contro le tasse troppo alte a Empoli, e quei 30 minuti scarsi sufficienti per parlare della questione sbarchi in una Regione dove al massimo arrivano residenti dalla Corsica per fare le vacanze e in una città senza mare. L'intero comizio è stato modellato su un 'Noi' contro 'Loro': il 'Noi' è ovviamente quello del popolo salviniano, il 'loro' i manifestanti (per lo più membri dei centri sociali) che hanno contestato la presenza del leader della Lega, seppur senza nessun disordine. "Non è possibile che le persone si riuniscano per parlare di istruzione, sanità e lavoro e debbano farlo scortati dalla polizia", e "I fascisti sono loro", oppure "andate a lavorare in cantiere", tutte frasi pronunciate da Salvini, tasselli sapientemente pescati nel contenitore della retorica salviniana per arrivare ad un abile calembour politico: "Dove erano questi paladini del lavoro quando il PD approvava la Fornero? Un vecchio comunista oggi non voterebbe pd ma voterebbe la Lega". I francesi direbbero "chapeaux", molti empolesi, invece, sono ancora imbambolati a bocca aperta nel constatare che qualcuno dei loro concittadini la pensa proprio così.

Qualche altro empolese, invece, ha espresso esplicitamente il suo 'No' al salvinismo, dalla società civile ai partiti politici, dai centri sociali ad Anpi, Cgil e Arci, che hanno ribadito con un comunicato i valori politici di riferimento, opposti a quelli della Lega. 'Timido' è stato invece il PD, che si è limitato a ignorare Salvini e anzi ha lanciato un monito ai 'rossi' che avevano annunciato la manifestazione di protesta. Il sindaco ha invitato ad "accogliere Salvini", per poi sentirsi deridere dallo stesso leader della Lega: "Ringrazio il gentilissimo sindaco di Empoli che ha detto che ci ha permesso di venire a Empoli. Una signora sinceramente democratica". Nessuna parola, invece, dal resto del partito democratico. Che sia genuina cultura democratica o solo ingiustificata alterigia è un dubbio lecito. In ogni caso davanti al salvinismo che si raduna nel centro di Empoli invitare alla smobilitazione è sembrato a molti inopportuno: forse l'obiettivo era evitare atti di violenza che oltre ad essere sbagliati avrebbero addirittura favorito Salvini (il quale infatti non ha fatto altro che cercare lo scontro), eppure la democrazia è partecipazione e impegno civile.

La Empoli 'rossa' si è insomma risvegliata in una mattina d'agosto con due anime contrapposte, una delle quali non sapeva nemmeno di avere. In piazza contro Salvini c'era per lo più quel noto universo di orfani politici della sinistra che vagano nel ribellismo per procura in cerca di qualcuno che li rappresenti; a pochi metri c'erano però le convulsioni del salvinismo, c'era un popolo alla ricerca di certezze e semplificazioni, votato all'antipolitica e in cerca di uomini del popolo, che si rivolge al fascino del leader forte in grado di indicare i nemici e la strada da percorrere nel labirinto politico. Oggi Empoli si è guardata allo specchio e ha visto una faccia sconosciuta, quella di Salvini.

 

Giovanni Mennillo

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