Inchiesta Keu, la replica di Giani chiude il dibattito in Consiglio regionale

"Non c’è nessuno dell’amministrazione regionale a cui venga minimamente contestato il coinvolgimento nell’associazione di stampo mafioso"


Quanto emerso dal dibattito e dalla comunicazione “dell’assessore Monni credo abbia rassicurato molti sulla correttezza dell’azione della Regione e confermato che la Toscana ha gli anticorpi giusti”. Così il presidente della Regione, Eugenio Giani, ha esordito nella replica in Consiglio regionale, al termine della discussione sull'inchiesta Keu della Dda di Firenze.

L'intervento di Giani in apertura della seduta: "Siamo parte offesa"

Inchiesta Keu, dibattito in Consiglio regionale


“Emerge con molta evidenza che la fase delle indagini a cui si fa riferimento negli ultimi due-tre anni è stata attivata da Arpat e dall’ufficio della direzione Ambiente, che hanno mandato la segnalazione alla procura”. Di questo “dobbiamo essere tutti consapevoli e orgogliosi: gli anticorpi ci sono. Come ha detto il consigliere Landi, la Toscana non è terra di mafia, ma sono presenti mafiosi e quindi bisogna stare sempre molto attenti”. Il presidente ricorda anche quanto evidenziato dalla consigliera Fratoni: “Con la Lombardia siamo la Regione dove ci sono più controlli”.

La Regione terrà presente “i risvolti in quel distretto economico che è un’eccellenza mondiale, un primato a livello mondiale”, e il cui depuratore “penso che rappresenti la chiave di quel successo. Dobbiamo tutelare questo settore produttivo, preservandolo dalle infiltrazioni criminali”. Il quadro che oggi emerge “è l’argine autenticamente democratico che respinge ogni tipo di infiltrazioni”. Alla consigliera Galletti, “voglio dare rassicurazioni: non c’è nessun esponente dell’amministrazione regionale a cui venga minimamente contestato il coinvolgimento nell’associazione di stampo mafioso. I filoni delle indagini sono vari e su quello è chiaro che siamo assolutamente fuori”. La Regione “è parte offesa e il lavoro dei propri uffici ha contribuito al prezioso lavoro degli inquirenti”. Abbiamo predisposto controlli serrati, continueremo a tutelare l’ambiente e la salute”.

Quanto al rapporto con Ledo Gori, “è persona che negli anni ho avuto modo di apprezzare, stimare e di cui la grandissima maggioranza delle persone parlava bene. Ora è nell’interesse di tutti essere molto chiari”. E il presidente legge la lettera inviata il 19 aprile a firma del direttore generale Paolo Pantuliano per la comunicazione dell’avvio del procedimento di revoca e conseguente risoluzione del contratto. “Siamo nei dieci giorni concessi, come a ogni dipendente davanti a procedimenti di questo genere, per l’eventuale formulazione di osservazioni in merito. Decorso tale termine l’amministrazione procederà alla revoca”.

Quanto ai rapporti con il consigliere regionale Andrea Pieroni e con Giulia Deidda, sindaco di Santa Croce: “Faccio riferimento a intercettazioni per me presunte, fino a quando non mi vengano notificate. Si tratta di colloqui tra terze persone che non parlavano con me, parlavano tra sé. Più che dire che mi sento da quelle parole lontano, estraneo e dichiaratamente fuori, non posso dirvi. Sento di svolgere la mia funzione con la responsabilità di chi vuol fare scelte di assoluto interesse generale. Per me non esiste il concetto di ‘pressione’, esiste ciò che ritengo giusto fare nell’interesse del ruolo che svolgo. Per me parlano i fatti”.


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