Dov'è finita la Lega in Toscana? Niente rivalsa per il Pd dove vince il centrodestra

Le tornate elettorali dopo i numeri chiedono un'analisi di vincitori e sconfitti, che siano al di fuori dei partiti implicati nella competizione, così da trovare una posizione onesta. Tra i vincitori non possiamo non annunciare Fratelli d'Italia, e per loro somma gioia tra gli sconfitti si trovano gli alleati scomodi della Lega, precipitati in gravi difficoltà.

A Lucca la Lega prende il 6,6%, la metà di Fratelli d'Italia. Stessa quota a Carrara per il candidato Simone Caffaz, superato comunque dalla lista civica omonima. Qui è l'unico caso in cui Fratelli d'Italia sta sotto, con il 5,04%, ma era a sostegno del candidato Andrea Vannucci con Forza Italia. A Rignano, unico comune del Fiorentino, da Fratelli d'Italia fanno notare come autocritica che il candidato del centrodestra Michele Matrone non entra nemmeno in Consiglio comunale con l'8%.

La Lega non gioisce dove perde (giustamente), ma neanche al ballottaggio ha troppi sorrisi come si è visto. E neppure dove vince c'è modo di appropriarsi del successo. A Pistoia, con Tomasi eletto sindaco, il Carroccio si ferma al 4,16%, ultima lista della coalizione. Porta in Consiglio comunale solo un consigliere, mentre Fratelli d'Italia ne conta 6.

Con il record del referendum meno partecipato della Repubblica, la Lega già si era autoinflitta un dolore evitabile dall'inizio. In Toscana torna a numeri a una cifra e vede un orizzonte fosco. Eppure, non era una lezione così anomala. I 5 Stelle ci erano già passati e stanno passando all'irrilevanza elettorale, nei luoghi in cui si presentano con un candidato o una lista.

Non può gioire così tanto neppure il Pd. La mancata riconquista di Pistoia era da mettere in conto, con un Tomasi appunto forte del suo ruolo di sindaco ammantato di civismo e lontano dai big di partito (evitando un secondo turno Tomasi ha fatto un capolavoro come solo Dario Nardella era riuscito a fare due anni fa).

Ma anche non arrivare al ballottaggio è una sconfitta cocente per Federica Fratoni, ex presidente della Provincia di Pistoia, il nome più forte che il Pd locale poteva schierare al momento. Pistoia di centrodestra (migliorando i voti raccolti anche rispetto al ballottaggio nel 2017) continua ad avere a fianco Serravalle Pistoiese, dove anche qui la rivalsa è finita nel nulla. Lunardi nel suo primo mandaato vinse per una manciata di voti, in questo caso ha ottenuto la conferma di più di un elettore su due.

Sembra che dove vince il centrodestra, il centrosinistra faccia molta fatica a ricomporre i pezzi. Le roccaforti non esistono più da tempo, da quando Susanna Ceccardi vinse a Cascina e aprì la strada dei molti successi di Matteo Salvini. Successi ormai lontani, come una cartolina sbiadita che ricorda le vacanze al mare di quando avevamo meno anni. Però il progetto in continuità nel centrodestra pistoiese scalfisce vittorie del centrosinistra come a Bientina, dove il sindaco uscente Dario Carmassi rischiava lo sgambetto da chi lo aveva preceduto, Corrado Guidi, con Lega e Fratelli d'Italia nascosti dietro il paravento di una civica. L'operazione era troppo rischiosa e non c'erano stati segnali di malgoverno a Bientina, città tra le più giovani della Toscana.

I democratici gioiscono di elezioni dove la vittoria strameritata ottiene percentuali bulgare, come l'80% di Montalcino. Ricorda l'atteggiamento di chi gode per il 6-0 rifilato dalla propria squadra a un'avversario mediocre dopo una sequela di pareggi e sconfitte. Oppure di vittorie meritate ma simboliche, come a Rignano patria dei Renzi.

Il campionato ora vede ancora Lucca, dove il candidato del centrosinistra unito Raspini è in vantaggio ma con avversari (dentro e fuori il ballottaggio) quasi tutti di estrazione di destra e centrodestra. E Carrara, dove la candidata Pd è avvantaggiata ma la situazione è così frammentata da poter avere giochi apertissimi. Il campionato Pd può non essere finito se si aggiudica queste due città, altrimenti il 2022 sarà un anno di rammarichi.

Elia Billero



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